Lettere al Direttore
22 Ottobre 2025

“Tiocfaidh ár lá, Vitto”

di Redazione | 2 min

Quei ragazzi irlandesi non sanno cosa hanno fatto, quell’8 giugno 1990 al rinnovato stadio Meazza di Milano, durante la partita inaugurale di Italia ’90 tra Argentina e Camerun.

Seduto a fianco a loro, sugli spalti di San Siro, c’eri tu, Vitto.

Scambiano due chiacchiere, e tu, discorrendo con loro, immediatamente ti innamori dell’Irlanda, i loro racconti alimentano la tua passione per l’isola verde, la alimentano talmente tanto da portarti a fondare, un giorno di pochi mesi dopo, l’Irish Clan, una presenza fissa in Curva Ovest.

Tra l’ignoranza del sabato sera, a qualcuno venne spontanea una domanda: “Ma come ti chiami di cognome Vitto?” “Cavicchi”. Lo dicesti biascicato, e in due abbiamo capito “Crevalcore?!?!” 10 minuti di risate, e da quel momento spesso tu per noi eri “Creva”.

Le serate al Flanagan a Tresigallo, le notti fuori dall’Astra a parlare e a dire stupidaggini, le mille trasferte in pullman e in macchina, il saluto pugno sopra pugno sotto pugno di fronte e tocco col gomito reiterato milioni di volte, quel coro “You’ll Never Walk Alone” cantato in due io e te per 50 minuti consecutivamente durante la trasferta di Sesto San Giovanni, tra le sonore proteste di tutti, le scherzose vicendevoli cinghiate che ci siamo dati al concerto dei Cookoomackastick ad Argenta, le trasferte al sud nel 1993, le scorribande a Ficulle da Capra, la tua immensa passione per Patrizio Paolone.

A proposito di Paolone… dopo la vittoria sul Bologna il 5 giugno del 1994, vittoria spallina 2-0 al Dall’Ara (il pallone nel sette di Zamuner e Olivares in contropiede), riuscii a prendere la maglia numero 3 di Paolone lanciata verso la Curva. Mi sei venuto incontro con il bancomat in mano e hai fatto per darmelo “ti lascio direttamente questo, in cambio della maglietta”. Risate e abbracci, e tanta gioia.
Come sempre.
Come ogni volta.

L’ultima volta domenica a Budrio, poche ore fa, a chiamare ripetutamente “Giuliooooooo!” (l’arbitro della gara contro l’Osteria Grande) dalla rete a fianco della porta dove la Spal attaccava nel secondo tempo.

Solita ignoranza.
Solita goliardia.
Solita voglia di vivere.

Tiocfaidh ár lá, Vitto.
Verrà il nostro giorno.
E non mi capacito.

Un ultras

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