Il Partito Democratico di Ferrara esprime una “forte e crescente preoccupazione per la situazione del Polo chimico cittadino”, oggi contrassegnata da “un quadro di fermate prolungate che coinvolge tutti i principali impianti: da Versalis a LyondellBasell, fino a Yara e Celanese”.
Secondo i dem, “le fermate produttive prolungate, la mancata ripartenza degli impianti e l’assenza di un piano industriale chiaro stanno generando inquietudine e incertezza diffusa tra lavoratori, nell’ndotto, nelle istituzioni e comunità locale”.
A rendere ancora più critica la situazione, prosegue il Pd, è “la combinazione tra la crisi strutturale del mercato europeo della chimica di base, la perdita di competitività rispetto a produttori extraeuropei, l’aumento dei costi energetici e logistici, l’incertezza sulla quantità e soprattutto qualità dell’approvvigionamento dei monomeri, specialmente dopo la fermata definitiva di tutti i cracking in Italia, e l’assenza di una politica industriale nazionale all’altezza delle sfide in corso.
“In assenza di un quadro strategico – si legge ancora – ogni fermata tecnica rischia di diventare un preludio al disimpegno, minacciando la continuità di un polo industriale che rappresenta da decenni un punto di eccellenza per la chimica italiana ed europea”.
Il sito di Ferrara, “storicamente caratterizzato da una forte integrazione produttiva e da un equilibrio tra imprese di chimica di base, fertilizzanti e materiali avanzati, è oggi un laboratorio di crisi industriale”. “La fermata prolungata di Versalis si riflette su Basell, ma anche sulle catene di approvvigionamento di Yara, essenziale per la produzione di ammoniaca e fertilizzanti, e su Celanese, attiva nei polimeri speciali”. “L’effetto domino di questi arresti mette a rischio non solo centinaia di posti di lavoro diretti e indiretti, ma la stessa funzione strategica del Polo chimico ferrarese all’interno del sistema industriale nazionale”.
Per il Partito Democratico di Ferrara, “è inaccettabile che l’Italia, nel silenzio del Governo, stia progressivamente rinunciando a uno dei suoi settori strategici”. “La chimica di base e di trasformazione non sono un residuo del passato, ma un’infrastruttura industriale essenziale per l’intera manifattura: dai materiali per l’automotive e l’edilizia sostenibile ai farmaci, dall’agroalimentare alla produzione energetica. La loro crisi è la crisi della capacità produttiva del Paese”.
Il Pd chiede che “il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, insieme alla Regione Emilia-Romagna e alle parti sociali, promuova con urgenza un tavolo nazionale dedicato al futuro del Polo chimico, in grado di delineare una strategia chiara e vincolante per la ripresa delle attività”.
“È necessario che il Governo assuma una posizione netta: o si considera la chimica un settore strategico per la sovranità industriale, energetica e tecnologica del Paese, oppure si accetta la sua lenta dismissione, con costi sociali, economici e ambientali incalcolabili”.
Il documento riorda che “Ferrara ha dimostrato negli anni di saper coniugare innovazione, sicurezza e sostenibilità: lo ha fatto attraverso la ricerca sui materiali, la riduzione delle emissioni, la collaborazione con l’Università e i centri di formazione tecnica”.
“Oggi tutto questo patrimonio rischia di essere disperso per mancanza di visione politica. Non è accettabile che il destino di un distretto come questo venga deciso esclusivamente da logiche di mercato o da strategie aziendali dettate altrove”.
Il Partito Democratico di Ferrara conclude assicurando che “continuerà a sostenere ogni iniziativa utile a salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale del Polo, promuovendo una transizione industriale che non sia sinonimo di abbandono, ma di rilancio. La chimica ferrarese non deve essere considerata un problema da gestire, ma un valore da difendere: un presidio di competenze, lavoro e innovazione per l’Italia del futuro”.
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