Economia e Lavoro
20 Ottobre 2025
L’assemblea dei lavoratori approva l’accordo con l’azienda per il fermo temporaneo delle linee SF4 e SF5. Ida Salvago (Filctem Cgil): "Difendiamo il lavoro e la ricerca, ma serve una strategia per non restare indietro"

LyondellBasell, il polo chimico di Ferrara nella tempesta: “Crisi profonda ma non ci arrendiamo”

di Redazione | 3 min

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Un’assemblea partecipata, densa di preoccupazioni ma anche di determinazione, quella che si è svolta venerdì pomeriggio al petrolchimico di Ferrara. I lavoratori della LyondellBasell si sono riuniti per discutere e approvare l’accordo raggiunto tra la Rsu unitaria e la direzione aziendale dopo la decisione di fermare, per tre mesi, le due linee dell’area catalizzatori SF4 e SF5.

La causa, come ha spiegato Ida Salvago, segretaria della Filctem Cgil di Ferrara, è da ricercare in “un elevato stock dovuto alla mancanza di domanda”, legato anche al rinvio del progetto di revamping che “doveva partire a metà 2025, ma l’azienda ha annunciato che slitterà al 2028”. Una scelta che si inserisce in una crisi più ampia: “C’è una crisi generale europea della chimica, e la situazione è diventata allarmante”.

L’intesa approvata in assemblea prevede il fermo temporaneo degli impianti fino a fine anno, ma con l’obiettivo di tutelare le retribuzioni dei lavoratori senza ricorrere ad ammortizzatori sociali. “Abbiamo cercato di proteggere i salari e al tempo stesso di mettere in campo percorsi di formazione e affiancamento – ha sottolineato Salvago -. Non ci siamo limitati agli strumenti classici come lo smaltimento delle ferie, ma abbiamo voluto guardare avanti, puntando sull’acquisizione di nuove competenze”.

I lavoratori direttamente coinvolti sono circa 50, ma l’impatto complessivo riguarda un indotto di oltre 900 persone, senza contare le attività connesse all’interno e all’esterno del polo chimico ferrarese.

Le difficoltà attuali, spiega Salvago, “sono il frutto di mesi di riduzioni lineari dei costi da parte dell’azienda, anche su ricerca e investimenti”. Una scelta che preoccupa il sindacato, perché “nei momenti di crisi più nera non era mai stata messa in discussione la ricerca, e questa volta invece sì”.

La ricerca, ricorda la segretaria Filctem, “è il motore dell’innovazione e dell’evoluzione della chimica, non solo legata al riciclo della plastica ma anche ai catalizzatori e al monomero, cioè alla chimica tradizionale da rendere sostenibile”.

Il problema, però, non riguarda solo Ferrara. “La chimica europea è in ridimensionamento – spiega Salvago -. Alcuni impianti sono stati chiusi, e l’Italia è rimasta l’unico Paese senza cracking. La LyondellBasell ha ceduto quattro siti a un fondo, dovevano essere cinque con Brindisi, ma la chiusura del cracking ha reso l’impianto non più appetibile”.

Una situazione che rischia di mettere il Paese in una posizione di grave arretratezza: “La Cina produce con la chimica di base e continua a investire in ricerca. Se noi smettiamo di farlo, restiamo indietro e dipendenti da chi ci fornisce la plastica a costi più bassi”.

Nonostante la gravità del quadro, dall’assemblea è emersa una volontà chiara di reagire. “Faremo di tutto per mantenere questo sito e per acquisire nuove competenze – ha dichiarato Salvago -. È vero che c’è una crisi, ma è anche vero che qualcosa si può e si deve fare”.

La Filctem Cgil, insieme alle altre sigle e alla Rsu, intende ora promuovere iniziative pubbliche di sensibilizzazione per portare all’esterno del polo la consapevolezza della posta in gioco: “Serve che la città, le istituzioni e il Paese capiscano che qui non si tratta solo di un impianto, ma del futuro della chimica in Italia”.

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