Un quadro conoscitivo completo e attendibile del numero e delle caratteristiche degli impianti di produzione di energie rinnovabili, di agrifotovoltaico agricolo, di biogas e di biometano a livello provinciale, al fine di favorire una partecipazione attiva degli enti territoriali alla definizione degli strumenti di pianificazione degli insediamenti di impianti all’interno del territorio regionale. È quanto chiede la Rete Giustizia Climatica e il Coordinamento provinciale dei Comitati No Biogas e No Biometano al tavolo permanente organizzato dalla provincia di Ferrara, che ha iniziato i propri lavori mercoledì 15 ottobre con la presenza di numerosi sindaci, Arpae, rappresentanti della Regione, di Confagricoltura e Coldiretti e di Cna.
“I dati pubblicati dalla Regione in preparazione della definizione delle aree idonee hanno reso evidente una disomogeneità nella distribuzione degli impianti nel territorio regionale” affermano i membri dei due gruppi. “La provincia di Ferrara – proseguono – è coinvolta, per numero di impianti e per richieste di autorizzazione, per il 42% della produzione di energia da fonti rinnovabili. Oltre il 59% del biometano prodotto in Emilia Romagna viene prodotto nel nostro territorio che vede anche l’insediamento del 66% di impianti fotovoltaici. Questi numeri non possono essere solo giustificati da una vocazione dovuta alla struttura morfologica del nostro territorio ma richiederebbero a nostro avviso riflessioni legate all’idea di sviluppo economico auspicato, alla tutela ambientale, alla salvaguardia della salute e della qualità della vita delle persone”.
“Il quadro d’insieme – aggiungono – che si sta affermando richiede un monitoraggio costante e la Provincia può svolgere questo ruolo. Le difficoltà espresse dai sindaci, e anche dalle agenzie tecniche, conseguenti ai vincoli legislativi che incentivano e favoriscono la realizzazione degli impianti, le aspettative delle categorie economiche di poter utilizzare energia da fonti rinnovabili a vantaggio delle loro attività, le richieste dei cittadini che convivono da decenni con le innegabili ricadute degli impianti già funzionanti e che dovranno affrontare il proliferare massiccio di altri impianti, le problematiche del mondo agricolo che caratterizza da sempre il nostro territorio sono alcuni dei numerosi temi delineati nel primo incontro del Tavolo permanente.
Da qui le importanti aspettative: “L’attesa forte è che venga individuata nel Tavolo una modalità di lavoro che dia voce e partecipazione a tutti i soggetti coinvolti. Non è più giustificabile a nostro avviso ‘’urgenza di produrre energia rinnovabile, o biometano che non è energia rinnovabile, passando sopra ad ogni criterio di pianificazione. Gli enti territoriali devono trovare modalità di confronto fra loro, con la Regione e con i legislatori nazionali, per superare la parcellizzazione delle autorizzazioni, consapevoli che le ricadute ambientali, territoriali e sociali non si fermano ai confini comunali. Altrettanto indispensabile per il Coordinamento dei Comitati è che venga riconosciuta la partecipazione, all’interno dei procedimenti autorizzativi, di rappresentanti di tutti le parti coinvolte. Pur solo in veste di uditori questa presenza potrebbe garantire una corretta informazione e un bilanciamento dei diritti delle parti e un corretto calcolo dei costi e dei benefici per il territorio e per la collettività”.
“Ora – chiudono Rete Giustizia Climatica e il Coordinamento provinciale No Biogas e No Biometano – occorre che il Tavolo vada avanti a ragionare sui nodi irrisolti, dalla legislazione nazionale e regionale al monitoraggio e controllo sugli impianti e al tema della partecipazione e a individuare e sostenere soluzioni locali. Tutte questioni sulle quali non mancheranno le nostre proposte”.
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