È morto Giovanni Cucchi, papà di Stefano e di Ilaria, senatrice di Sinistra Italiana e compagna dell’avvocato Fabio Anselmo.
A darne notizia è proprio il legale ferrarese che, attraverso il proprio lavoro, è riuscito a restituire giustizia e dignità alla famiglia del giovane geometra romano, morto il 22 ottobre 2009 dopo essere stato pestato, mentre era sotto custodia, da due carabinieri che – nel 2022 – sono stati condannati in via definitiva per omicidio preterintenzionale.
“Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise – scrive Anselmo – anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c’è più. Molti, troppi, hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l’ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore. Eppure, quella verità costruita a tavolino è crollata davanti a un’aula di tribunale, quando Giovanni ha letto la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire.
Anselmo ricorda e cita i passaggi più emozionanti di quella missiva: “Era il 26 agosto 2006. Stefano scriveva da un treno per Tarquinia, dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre: «Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita». E ancora: «Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico. Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra».
L’avvocato prosegue: “Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell’aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia. Quelle parole – semplici, umane, limpide – hanno distrutto anni di odio, menzogne e depistaggi. A chi ha scritto che Giovanni «non c’era», a chi ha detto che «se lo meritava», a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci, anche quando lo Stato ha voltato lo sguardo.
“Questa lettera – conclude Anselmo – è la verità che brucia chi ha mentito, chi ha diffuso odio, chi ha costruito alibi su un cadavere. Giovanni, con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza”.
Alla senatrice Ilaria Cucchi, in questo difficile momento, vanno le più sentite condoglianza da parte di tutta la redazione di Estense.com.
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