di Emanuele Cavallaro*
Il gioco d’azzardo patologico non è un semplice vizio individuale ma una dipendenza riconosciuta che comporta gravi conseguenze psicologiche, sanitarie e sociali per le persone e per le loro famiglie, spesso con effetti drammatici su pensionati, lavoratori, persone fragili. Attribuire alle Regioni una quota delle entrate statali del comparto significa legittimare – almeno implicitamente – che il fenomeno sia accettabile come fonte di gettito, anziché una piaga da colpire. Non solo non esiste importo che possa risarcire il danno individuale, familiare e comunitario, ma la spesa pubblica per accogliere, curare, recuperare e assistere chi soccombe al gioco supera di gran lunga qualsiasi «rendita» che una compartecipazione potrebbe garantire.
La proposta di compartecipazione sembra formulata con intento meramente contabile ma è gravemente miope dal punto di vista sociale e sanitario. Il gioco d’azzardo non può essere fatto oggetto di condivisione tra Stato e Regioni come un bene economico da spartire, perché la sua sostanza è una distruzione di risorse umane, relazionali, familiari e comunitarie.
I dati disponibili in Emilia-Romagna e a livello nazionale confermano l’entità del problema. Nel 2023, nella nostra regione 1.253 persone hanno richiesto assistenza per problemi legati al gioco d’azzardo, pari al 5,8 % dei soggetti che si sono rivolti ai servizi per le dipendenze; nello stesso anno la raccolta del gioco ha superato i 9,5 miliardi di euro, con un incremento del 6,9% rispetto al precedente, mentre le perdite stimate hanno raggiunto 1,53 miliardi di euro. Secondo stime consolidate, i costi sociali del gioco d’azzardo problematico – inclusi trattamento sanitario, perdita di produttività, costi giudiziari, crisi familiari – ammontano ogni anno in Italia a oltre 2,7 miliardi di euro (per un numero stimato di circa 1,2 milioni di giocatori problematici). Ulteriori analisi mettono in luce che il “costo” per la collettività per ogni persona vittima del gioco può superare i 100 € al mese solo in termini monetari diretti, senza contare le ricadute psicologiche e familiari. E in Emilia-Romagna, il rapporto tra fragilità socio-economiche territoriali e volumi di gioco è accentuato: in aree più deprivate si registra un maggiore ricorso al gioco come “ultima speranza” di guadagno (Rapporto “Pane & Azzardo 2”, 2025).
A fronte del problema, i Comuni sono chiamati a intervenire direttamente per accogliere e assistere situazioni di emergenza legate al sovraindebitamento, alla rottura familiare, alle crisi psicologiche e a supportare servizi sociali, sportelli e centri di ascolto, svolgere interventi di mediazione e attività di rete con Ausl e terzo settore per percorsi terapeutici, di reinserimento, monitoraggio e prevenzione. Il rischio dunque è che insinui un conflitto etico: i Comuni dovrebbero essere soggetti attivi nella riduzione dell’offerta di azzardo, non legati all’interesse economico di una “rendita da compartecipare”.
Non si può curare una malattia con ciò che la provoca senza alimentarla servono invece l’istituzione di un fondo nazionale per le ludopatie e strumenti di coprogettazione cui possano attingere Regioni, Comuni, Asl e terzo settore per finanziare prevenzione, formazione e potenziamento delle strutture territoriali per il trattamento del disturbo da gioco d’azzardo, così come una legislazione urgente per la riduzione dell’offerta e del rischio analogamente a come si è agito contro il tabagismo, in modo da scoraggiare la partecipazione e offrire alternative sane, sociali e culturali.
Per questo invitiamo il Parlamento e il Governo a ritirare ogni ipotesi di compartecipazione e adottare al più presto una legge organica di contrasto al gioco d’azzardo patologico. ANCI Emilia-Romagna resta in prima linea su questi obiettivi: ridurre drasticamente le occasioni e le modalità del gioco, stanziare risorse stabili per la cura e la prevenzione e lasciare che Regioni e Comuni agiscano non come beneficiari finanziari ma come soggetti attivi e indipendenti nel contrasto a una vera e propria piaga sociale.
*sindaco di Rubiera e coordinatore tematico politico alla promozione della legalità e lotta al gioco d’azzardo di Anci Emilia-Romagna
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