Scrittrice e giornalista Vera Vigevani Jarach era nata il 5 marzo del 1928 in Italia, a Milano da una famiglia ebrea. Nel 1939 era dovuta fuggire in Argentina per scampare alle leggi razziali promulgate dal regime fascista. Lì riesce a costruirsi una vita e dopo l’unione con Giorgio Jarach nasce la figlia Franca.
Nel marzo del 1976 prende però il potere con un colpo di stato Jorge Videla e poco dopo, il 25 giugno dello stesso anno la figlia viene catturata e portata all’Esma, la famigerata Escuela de Mecánica de la Armada, dove chi era ritenuto dissidente veniva imprigionato e torturato. La detenzione di Franca Jarach, all’ora brillante studentessa di 18 anni, dure appena un mese, alla metà di luglio viene portata su uno dei “voli della morte” e gettata in mare.
Prima la tragedia delle leggi razziali, dalle quali è fortunatamente riuscita a fuggire, poi la dittatura in Argentina, una delle più feroci che si ricorda.
Durante le sue visite a Ferrara si è spesso recata al Meis, dove sono stati presentati anche alcuni suoi libri, e in un’occasione anche al Campo di concertamento Fossoli, a Carpi nel modenese.
“Vera – scrive Oltreconfine – ha saputo unire la memoria delle vittime della dittatura argentina a quella delle vittime della Shoah, ricordando gli ebrei italiani costretti all’autoesilio in Sud America e quelli scomparsi nei campi di sterminio”.
Giornalista di professione aveva lavorato alla sede Ansa di Buenos Aires e, negli anni successivi alla pensione, si era dedicata alla scrittura della storia dell’esilio degli ebrei italiani in Argentina, senza dimenticare quanti, come suo nonno, decidendo di restare in Italia avevano vissuto la persecuzione, la deportazione e la morte nei lager.
“Il suo impegno – ricorda l’associazione – era un ponte tra storie diverse, ma legate dallo stesso filo di dolore e di speranza”.
“Centinaia di studenti, insegnanti, concittadini la salutano con affetto – conclude Oltreconfine -, riconoscenti per la sua presenza e la sua testimonianza. Vera resterà nella memoria collettiva come simbolo di coraggio, dignità e amore per la verità”.