Lunedì verrà firmato l’accordo tra Israele e Hamas per la Striscia di Gaza. È un sollievo grande che a Gaza i civili non vengano più bombardati dall’esercito israeliano, che non venga più bombardato quel deserto nel quale hanno ridotto Gaza.
Noi sappiamo che le piazze delle città in tutto il mondo piene di persone che chiedevano la pace e lo stop al genocidio del popolo palestinese hanno contribuito in modo determinante a costringere Trump e Netanyahu a fermarsi.
La propaganda oggi racconta che è tutto finito, che va tutto bene. Per silenziare la richiesta di una pace vera e giusta. Perché l’attenzione si sposti dalla Palestina. Ma una pace che non cita la nascita dello Stato di Palestina, che non interviene sull’occupazione illegale da parte di Israele della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, che non condanna l’azione violenta, costante e ancora in atto dei coloni, che accetta che resti prigioniero nelle carceri israeliane Marwan Barghouti, non è una pace vera e stabile.
Mentre erano in corso le trattative indirette tra Israele e Hamas sui 20 punti del piano Trump, anche la Freedom Flottilla è stata abbordata, i medici, gli infermieri e i giornalisti che erano a bordo sequestrati e trasferiti nelle carceri israeliane. Anche in questo caso si è trattato di un atto assolutamente illegale, compiuto in acque internazionali, in esecuzione di un blocco navale che non trova alcuna giustificazione nelle norme del diritto internazionale.
In Cisgiordania e a Gerusalemme Est non sono cessate le violenze di coloni ed esercito israeliano nemmeno durante le trattative.
È indispensabile che continui la mobilitazione che ha portato al successo degli scioperi generali del 22 settembre e del 3 ottobre e un milione di persone a manifestare pacificamente a Roma sabato 4. A Gaza le persone continuano a morire di fame e di mancanza di assistenza sanitaria. Bisogna fare in fretta e per l’Onu non sarà facile ripristinare un sistema di aiuti che Israele ha scelto di distruggere.
Stop al genocidio, fine dell’occupazione e dell’apartheid, riconoscimento dello Stato di Palestina e del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese sono gli obiettivi al centro dell’azione del movimento che è cresciuto in tutto il mondo.
In questo contesto la Rete per la Pace di Ferrara continua nel proprio impegno a tenere alta l’attenzione sull’evolversi della situazione e sulle possibilità di azione da parte dei cittadini ferraresi per sostenere la causa del popolo palestinese.
C’è necessità di costruire un’economia disarmata e di come boicottare i prodotti israeliani e delle società che collaborano al genocidio e all’occupazione illegale del territorio palestinese. Oltre a chiedere la liberazione immediata degli attivisti della Freedom Flotilla sequestrati da Israele, di Marwan Barghouti, degli altri detenuti politici palestinesi e dei due medici degli ospedali di Gaza arrestati e che Israele rifiuta di liberare.
Rete per la Pace Ferrara
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