di Federica Pezzoli
Paolo Rossi, da venerdì 10 a domenica 12 ottobre, è tornato in quel Teatro Comunale Claudio Abbado dove, come ha ammesso lui stesso venerdì sera, ai tempi dell’Itis andava a contestare gli spettacoli, con “Operaccia satirica. Onora i padri e paga la psicologa”: una seduta-spettacolo collettiva per combattere il senso di disorientamento e smarrimento che viviamo nel tempo presente.
In questo spettacolo, per due ore circa, con la sua consueta scanzonata ironia accompagna gli spettatori nel proprio caos mentale, in una sorta di seduta psicologica fatta di libere associazioni, episodi rubati alla vita reale, pezzi celeberrimi del suo repertorio, omaggi (ir)rispettosi ai suoi maestri. Il tutto, proprio come ci si aspetta in un’operaccia satirica, con un linguaggio scorretto, impietoso, irriverente e allo stesso tempo stralunato e sincero: un giullare che racconta dei propri lati oscuri per mettere a nudo quelli della società nella quale viviamo.
Come per esempio la paura di invecchiare: “Ho incontrato alcuni miei compagni di classe e ho pensato: chi sono quei vecchi?” Non possono poi mancare aneddoti e canzoni dei suoi maestri, sempre naturalmente “rovinandoli come solo io so fare”: Enzo Jannacci, Dario Fo e Giorgio Gaber. Di quest’ultimo Rossi porta sul palco il brano “Quello che perde i pezzi”; ricorda la partecipazione con Jannacci a Sanremo e afferma orgoglioso: “è stato il mio medico, sono il suo esperimento”. “Per un artista rubare è da geni, copiare è da coglioni”, questo l’insegnamento di Dario Fo sul mestiere del teatrante: “poi ho scoperto che a sua volta l’aveva rubata a Picasso, il quale chissà da chi l’aveva presa. Adesso sono tutti morti, quindi la frase è diventata mia”, sentenzia Rossi.
Accanto a lui, i compagni di ormai tante avventure teatrali e teatranti, la band Anciens Prodiges: Emanuele Dell’Aquila alla chitarra e Alex Orciari al contrabbasso, ormai vere e proprie spalle del comico, imprescindibili per le improvvisazioni che rendono gli spettacoli di Rossi serate di caos organizzato. In più, nel ruolo della psicologa di Rossi, l’attrice Caterina Gabanella, realmente laureata in psicologia e quindi in grado di supportare in maniera realistica tutto l’impianto della seduta collettiva. Toccanti i suoi monologhi sulla guerra e sulle sue conseguenze per i civili, soprattutto i bambini.
L’obiettivo di Rossi, come sempre, non è offrire risposte ma ridere e far ridere, come si fa fra vecchi amici che non si vedevano da tempo: una sorta di gruppo di auto-aiuto per “portare conforto in questi tempi difficili”.
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