Comprendere come le comunità etrusche adattavano la propria economia, l’artigianato e l’organizzazione sociale ai cambiamenti ambientali del Delta del Po. È questo l’obiettivo al centro della nuova campagna di scavo archeologico Spina unife 2025, avviata lo scorso 29 settembre nell’antica città di Spina, grazie al progetto “Commercio, tradizione alimentare e eccellenze nell’artigianato dell’antica città etrusca di Spina: percorsi turistici e di informazione per comprendere le capacità adattative delle comunità del passato in modo da affrontare la sfida climatica nel territorio del Delta padano”.
Il progetto, finanziato dalla Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Ferrara, dal Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione di Unife e dal Sistema Museale di Ateneo, si inserisce nel più ampio programma di ricerca Dea – Delta Environment and Archaeology, volto a indagare in chiave interdisciplinare l’evoluzione storica e ambientale del Delta del Po. Dea estende la sua prospettiva di studio ben oltre l’area urbana di Spina, includendo le barene di Goro, gli insediamenti parafluviali del Basso Ferrarese e l’intero sistema deltizio. Questa visione territoriale ampia permette di cogliere le connessioni tra diverse forme di occupazione umana, dal controllo degli spazi lagunari fino allo sfruttamento agricolo delle aree retrostanti, e di valutare come i gruppi umani abbiano modulato la propria organizzazione economica e sociale in relazione ai processi naturali.
Per questa campagna 2025 l’area di scavo, area demaniale Comune di Ostellato, è la stessa già oggetto della campagna Spina 2023 Cfr-Unife, nel corso della quale Unife aveva individuato una zona artigianale etrusca. Ora, attraverso nuove indagini stratigrafiche, le archeologhe e gli archeologi puntano a ricostruire l’assetto urbanistico dell’antica città etrusca e a comprendere le sue connessioni con l’ambiente lagunare e costiero dell’epoca.
“Gli scavi proseguono le indagini del 2023 che si raccordano con le precedenti campagne di scavo condotte a partire dal 2007 che hanno consentito di ricostruire le numerose fasi che si sono susseguite nelle aree indagate, una delle quali occupata da una unica abitazione, a partire dal 530-520 a.C. – dato a oggi acquisito come data di fondazione della città di Spina- fino al momento del suo abbandono” illustra Caterina Cornelio Cassai, direttrice dello scavo, già direttrice del Museo archeologico nazionale di Ferrara e successivamente del Museo del Delta antico di Comacchio.
“Il sito di Spina ha un’importanza culturale, non solo per aumentare la conoscenza degli insediamenti dell’Etruria padana ma anche per ricostruire il rapporto uomo-ambiente nelle aree del Delta” aggiunge Carmela Vaccaro.
“Gli scavi stratigrafici saranno effettuati con un approccio interdisciplinare che avrà particolare riguardo al rilievo della struttura produttiva individuata nel 2023 e comprendere le sue relazioni con l’evoluzione dell’abitato in relazione all’optimum climatico” spiega Giovanna Bucci che coordina le attività del cantiere. “Questa metodologia consentirà di raccogliere anche gli indicatori paleoclimatici eventualmente presenti con lo scopo di approfondire lo sfruttamento delle risorse naturali in relazione all’ambiente costiero e di laguna” continua Ursula Thun Hohenstein.
L’evento di chiusura degli scavi con la presentazione alla comunità delle ricerche condotte sarà ospitato al Museo del Territorio di Ostellato, che è dedicato a far conoscere le testimonianze archeologiche del Delta padano dalla Preistoria alla metà del ‘900” aggiunge Elena Rossi, sindaca del Comune di Ostellato.
Gli scavi saranno effettuati con un approccio interdisciplinare che coinvolge diversi docenti dell’Ateneo: Ursula Thun Hohenstein, Marco Marchesini, Lucilla Angeletti, Laura Eloisa Gorello del Dipartimento di Studi Umanistici; Carmela Vaccaro, Giovanna Bucci, Barbara Bramanti, Stefano Bertola, Elena Marrocchino e Colin Ongari del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione, Umberto Tessari del Dipartimeno di Fisica e Scienze della Terra e Ornella De Curtis del Museo di Paleontologia e Preistoria “Piero Leonardi”-Sma.
Le ricerche sono condotte in concessione ministeriale e finanziate dall’Università di Ferrara e dalla Camera di Commercio, Industria e Artigianato. Fanno parte del gruppo di lavoro anche Carolina Ascari Raccagni della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Luigi Malnati, già Soprintendente e Direttore generale per l’Archeologia.
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