Le segreterie regionali di Rifondazione Comunista di Veneto ed Emilia Romagna si schierano apertamente contro la possibile vendita degli stabilimenti di Berco a Leonardo.
Lo fanno dopo che il ministro Adolfo Urso, in visita a Castelfranco Veneto (sede di uno stabilimento di Berco), per l’inaugurazione della nuova sede di Fratelli d’Italia ne ha parlato apertamente. “A queste dichiarazioni – dicono poi – si sono aggiunte quelle apertamente favorevoli della Uilm di Ferrara e nazionale e della Cisl”. Ad esprimersi contro invece sono state sia la segretaria della Cgil del Veneto che la Fiom di Treviso
“Una posizione – dicono da Rifondazione – che non cede al ricatto occupazionale implicito nella proposta del ministro. Saltare sul carro dell’economia di guerra non è mai un buon affare per i lavoratori e le lavoratrici. il riarmo è già un passo in avanti verso la guerra. Una miopia che come insegna la storia europea è stata pagata cara soprattutto dai proletari che si sono combattuti nei campi di battaglia per interessi che non erano certamente i loro”.
Il partito vede due obiettivi intorno alla partita Berco: “Il primo è quello di inserire le produzioni e il futuro industriale dell’azienda, nella scia dello sviluppo dell’industria bellica italiana ed europea con Leonardo capofila di questo piano nel nostro paese. Il secondo è quello di costruire un consenso di massa al riarmo giocando anche la carta del mantenimento e della creazione di posti di lavoro”.
Così Cisl e Uil che, come sindacati, “rappresentano una parte importante delle lavoratrici e dei lavoratori e sostengono questa soluzione non ne fanno gli interessi”.
“L’economia centrata sulla produzione di armi – concludono -, richiede forti investimenti pubblici, rafforza la tendenza alla guerra e riduce gli investimenti sociali, deprime i consumi interni e non risolve certamente la crisi della manifattura nel nostro paese. Le professionalità, le competenze, la storia centenaria della Berco possono trovare la loro valorizzazione in ben altri progetti nelle produzioni ad uso civile, non può diventare una fabbrica di morte”.
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