Le manovre messe in campo finora dal Governo non hanno migliorato i redditi delle persone. Il potere d’acquisto in questi ultimi anni è calato del 5,8%, il valore dei salari del 7,5%, secondo le stime Ocse.
Non mi era mai capitato di raccogliere segnali di difficoltà anche da parte dei dipendenti pubblici, una categoria che un tempo garantiva un minimo di stabilità economica. Eppure siamo arrivati a questo punto.
A ciò si aggiunge il rallentamento della crescita della nostra economia, con la produzione industriale in calo costante negli ultimi 29 mesi; agire sui redditi, a partire dai più bassi, e sulla competitività delle imprese deve essere una priorità per il Governo.
In Emilia-Romagna il tema dell’occupazione non è allarmante: il tasso di disoccupazione è tra i più bassi del Paese, pari al 4,3% contro una media nazionale del 6,5%. Va però affrontato il nodo della qualità del lavoro.
Come? Da un lato, investendo nell’innovazione e nelle competenze; dall’altro, cercando di accrescere la produttività delle nostre aziende, in particolare delle piccole e medie imprese. Far crescere la produttività significa rendere le nostre aziende più competitive e far sì che ciò si traduca in ricadute positive anche sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici.
Agire sulla competitività significa mettere le aziende nelle condizioni di intercettare nuove opportunità di mercato. In particolare, rispetto ai dazi imposti dagli Stati Uniti, uno degli obiettivi che ci siamo dati a livello regionale è quello di diversificare i nostri mercati.
È fondamentale infine finanziare in modo adeguato il Fondo Sanitario Nazionale. In Italia la spesa sanitaria in rapporto al Pil è tra le più basse d’Europa, al 6,3%. Come Partito Democratico, a tutti i livelli, abbiamo da tempo proposto un piano per portare il rapporto tra spesa sanitaria e Pil almeno al 7%, eliminando inoltre i tetti assunzionali. Un piano per evitare la deriva privatistica del sistema sanitario, sempre più evidente nelle politiche di questo Governo.
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