“Volevo denunciare un fatto, oramai purtroppo molto comune”. Inizia così una studentesse fuorisede di Unife nel denunciare come durante la festa dell’Oktoberfest di sabato, mentre veniva suonato l’Inno nazionale che chiudeva la serata, più ragazzi per tutto il tempo hanno eseguito il saluto romano.
Spiega come sia “inaccettabile” che un gesto come questo “passi sempre inosservato” oltre a essere “prova del fatto che negli ultimi tempi le persone si sentano sempre più giustificate a farlo”.
In tutto, secondo la testimonianza, erano tre i ragazzi che hanno fatto il saluto romano durante tutto l’Inno, mentre altri li supportavano e incitavano. Pare fossero due gruppi di ventenni con una decina di questi più attivi e altri intorno a loro che sembrava approvassero.
Sotto il tendone, ci racconta, “si è creato un clima di silenzio e dissenso” con alcune persone che non sono riuscite a tacere urlando “fascista” a chi continuava imperterrito a tenere il braccio teso.
Non tutti hanno visto ciò che stava accadendo, lo spazio è grande, ma una decina in tutto i ragazzi e le ragazze che hanno scelto di non tacere mentre altri attoniti non si capacitavano della scena. “In particolare una ragazza – racconta la studentessa ai nostri taccuini – si è avvicinata per ricordargli l’illegalità del gesto ma lui le ha risposto malamente: non me ne frega un ca**o”. Al suo fianco, alcuni ragazzi lo hanno supportato, “sei un grande” gli hanno detto.
La ragazza, che ha scelto di non rimanere in silenzio e contattare il nostro giornale, ha anche ricordato come sia normale chiudere un dj set, in feste come questa, con l’Inno nazionale. Nulla di strano e nessun coinvolgimento da parte dell’organizzazione o di chi sul palco suonava.
Rimane però il gesto di diverse persone che hanno deciso di inneggiare un ventennio fortunatamente passato e una ragazza che ha scelto di non rimanere in silenzio.
“Mi spiaceva farlo passare inosservato – racconta –, lo ritengo moralmente sbagliato. È importante che non si lascino passare queste cose altrimenti si sentono tutti giustificati a farlo. Visto il periodo che stiamo passando è una cosa pericolosissima. Episodi come questo sono un aumento e non possiamo farla diventare una cosa normale su cui qualcuno ride“.
Ribadisce come si tratti di “una cosa molto seria, che potrebbe degenerare”. “Ho deciso di denunciare – conclude – anche per il rispetto di chi ha combattuto, se non l’avessi fatto mi sarei sentita di tradire il loro sacrificio”.
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