Attualità
6 Ottobre 2025
Al festival di Internazionale, la scrittrice francese Victoire Tuaillon spiega come la cultura e le relazioni influenzino femminicidi e discriminazioni, e invita a costruire solidarietà e rispetto

Decostruire la violenza, educare all’affetto

di Redazione | 2 min

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di Emanuele Gessi

L’amore non è solo un fatto privato, ma una questione politica che richiede cura, ascolto e solidarietà. Ne ha parlato al festival di Internazionale, al cinema Apollo di Ferrara, Victoire Tuaillon, scrittrice francese e autrice di un podcast molto seguito anche in Italia (grazie all’adattamento in lingua curato dall’associazione Vanvera) – intitolato Il Cuore Scoperto – in cui si esplorano le dinamiche delle relazioni sentimentali odierne, per immaginare nuovi modi di stare insieme.

In dialogo con lo scrittore Claudio Rossi Marcelli – ieri, 5 ottobre – Tuaillon ha suggerito che “gli uomini dovrebbero essere i primi a scandalizzarsi e ad alzare il livello”. Specificando che non si tratta di una questione di colpa originale, ma dell’urgenza di incoraggiare un’attitudine diversa, inclusiva e decostruita, frutto di un’analisi critica.

“Le soluzioni non possano venire solo dai singoli individui. Servono politiche pubbliche di educazione alla vita affettiva e sessuale. Politiche di lotta contro le discriminazioni, contro l’ideologia sessista e razzista e contro ogni forma di discriminazione. E servono politiche pubbliche che incoraggino veramente l’uguaglianza, la diversità, l’integrazione e la solidarietà”.

Tuaillon ha rimarcato di essere rimasta impressionata dall’enorme mobilitazione italiana degli ultimi giorni contro il genocidio in Palestina: “Vedere che siamo così tanti a essere indignati dall’orrore, dalla disumanità e dall’ingiustizia, ci rende più ottimisti per il futuro. Dimostra che non siamo tutti schiacciati e apatici. Che non siamo tutti d’accordo con il progetto spaventoso che ci propone l’estrema destra internazionale”.

Al riguardo, dal pubblico le hanno chiesto di spiegare le ragioni delle intersezioni fra i movimenti femministi e quelli a sostegno del popolo palestinese. Sul punto ha dichiarato di considerare il femminismo necessariamente intersezionale e legato ad altre lotte: “Penso che se molte attiviste femministe si ritrovano in questi movimenti, è anche perché quando ci si ribella contro il dominio di cui si è oggetto, allora si ha la forza di farlo anche per gli altri”.

Evidenziando come la violenza sia presente in tutti gli ambiti sociali e in tutti luoghi (nonostante “le politiche razziste dicano che sono gli immigrati a essere violenti”), ha individuato nella sfera culturale le origini del fenomeno: “Il femminicidio è la parte più grave della nostra cultura, che incoraggia, autorizza e persino premia la violenza contro le donne e le minoranze. Cresciamo con storie di fantasia che ci spiegano che quando siamo sopraffatti, è quello che succede”.

Un appello all’attivismo – quello implicitamente sollecitato da Tuaillon con il suo intervento – per impegnarsi a trasformare le strutture sociali che operano al di sotto delle nostre relazioni e che le condizionano, trasformandole oggi in un luogo di oppressione.

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