Non un semplice sciopero, ma una giornata destinata a segnare la storia delle mobilitazioni ferraresi: cinquemila persone, tra studenti e lavoratori, hanno sfilato venerdì 3 ottobre dalla stazione ferroviaria fino a piazza Municipale rispondendo allo sciopero generale nazionale indetto da Usb, Cgil e SI Cobas. Un corteo compatto, pacifico e senza disordini, che ha attraversato il cuore della città incrociando anche le bancarelle del mercato del venerdì senza provocare tensioni o disagi, o lasciando cartacce a terra. Merito anche del servizio d’ordine interno gestito dagli stessi manifestanti, che ha contribuito a mantenere la piazza in perfetta sicurezza.
Poco prima di raggiungere piazza Municipale, una delegazione sindacale composta da Antonio Ferrucci (Usb) e Veronica Tagliati (Cgil) ha incontrato il prefetto Massimo Marchesiello in prefettura per spiegare le ragioni dello sciopero. Lo stesso Marchesiello ha potuto constatare con i suoi occhi la portata della manifestazione, transitando lungo il percorso qualche minuto prima.
Ad attendere l’arrivo dei manifestanti in piazza, una decina di agenti tra polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, schierati davanti all’ingresso della residenza municipale per impedire che, come avvenuto il 22 settembre, si tentasse la salita sullo scalone del palazzo.
Le voci dei protagonisti si sono alternate al microfono, tutte con lo stesso intento: condannare il genocidio perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese e respingere con forza l’accusa che lo sciopero fosse solo una scusa per un weekend lungo, come aveva dichiarato Giorgia Meloni.
“La delegittimazione è stata a 360 gradi – ha scandito Ferrucci (Usb) -: dalla presidente del Consiglio che usa retorica da bar, fino al presidente della commissione di garanzia che, politicizzato, ha provato a dire che lo sciopero non è legittimo. Ma lo è, i lavoratori hanno pieno diritto di scioperare senza timori di sanzioni”.
A fargli da eco, Tagliati (Cgil) ha ribadito la legittimità della protesta: “Abbiamo dichiarato sciopero nel pieno rispetto della legge 146/90. Non è accettabile che scuola, sanità e trasporti siano considerati ‘essenziali’ solo quando si tratta di impedire lo sciopero e non quando bisogna garantire fondi e risorse”.
Dal fronte dell’istruzione, Marco di Usb Scuola ha rimarcato la dimensione simbolica della giornata: “Non siamo qui solo per occupare le strade, ma per riaprire uno spazio simbolico. Non possiamo più restare in silenzio mentre un popolo viene annientato davanti agli occhi del mondo”.
La voce della sanità è arrivata invece con la testimonianza di un’infermiera: “I miei colleghi che hanno ricevuto l’ordine di precettazione sono con noi, anche se lavorano. Non ci fermerà chi dice che vogliamo il weekend lungo, perché è evidente che non ha mai lavorato. Noi infermieri lavoriamo di notte, di sabato, di domenica, a Natale e a Capodanno. Se oggi scioperiamo è per senso di responsabilità. Non ci stiamo di fronte ai nostri colleghi uccisi e agli operatori sanitari picchiati alle manifestazioni, come è accaduto ieri (un medico è stato aggredito davanti all’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma dopo aver partecipato all’iniziativa di giovedì 2 ottobre dei Sanitari per Gaza, ndr).
Infine, la memoria di Federico Aldrovandi è stata portata da Andrea Boldrini, portavoce del Comitato che porta il suo nome: “Quando vediamo cosa accade in Palestina riconosciamo le stesse dinamiche di vent’anni fa: lo Stato che schiaccia, la violenza che diventa sistema, la verità sepolta sotto la propaganda. La nostra memoria è già impegno, la nostra rabbia è già solidarietà. Oggi diciamo forte: Palestina libera!”.
Il corteo fino a piazza Municipale, durato l’intera mattinata, si è sciolto senza incidenti, lasciando l’immagine di una piazza gremita e ordinata. Una mobilitazione che ha saputo tenere insieme rivendicazioni sindacali e solidarietà internazionale, e che per la città di Ferrara segna una giornata destinata a entrare nella memoria collettiva.
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