Era a processo, dopo una ‘latitanza’ durata oltre dieci anni, accusato di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona e rapina aggravata. Ma alla fine, ieri (mercoledì 1° ottobre) mattina, il collegio del tribunale di Ferrara lo ha assolto perché il fatto non sussiste.
A finire inizialmente sul banco degli imputati era un 32enne di nazionalità rumena, alla sbarra perché secondo l’accusa, il 5 dicembre 2014 – insieme ad altri tre uomini, già giudicati tra condanne e assoluzioni – aveva rapito e stuprato per sette ore una ragazza serba di 26 anni.
La vittima – secondo l’accusa – venne fermata in strada da due persone lungo via Veneziani a Ferrara, dove si stava prostituendo. I due la costrinsero a forza a salire in auto, la picchiarono, le rubano la borsetta con dentro 195 euro e il cellulare e iniziarono ad abusare di lei.
Il primo stupro avvenne in auto. Poi la ragazza fu portata in un casolare abbandonato in via Portoni a Portomaggiore, dove si trovavano altre cinque persone. Qui avvenne la violenza di gruppo. Gli aguzzini si diedero il turno per più di due ore, prima di decidere di liberarla.
Fu notata intorno alle 5 da una pattuglia dell’Arma dei carabinieri, mentre stava camminando lungo via Olmo in stato confusionale.
Solo mesi dopo, a maggio 2015, la giovane riconobbe uno degli stupratori, grazie ad alcuni tatuaggi. Qui il primo indizio valido per i carabinieri del Norm di Portomaggiore, che poi arrivarono a indagare altre due persone tramite riconoscimenti fotografici effettuati dalla 26enne.
Un quarto venne invece incastrato dalle tracce del dna trovato nel casolare (su un mozzicone di sigaretta) e su una felpa della ragazza e alla fine fu l’unico a essere condannato a 8 anni in rito abbreviato, mentre gli altri due furono assolti per non aver commesso il fatto.
Per il 32enne di nazionalità rumena – difeso dall’avvocato Cristian Altieri – invece, che era stato inizialmente dichiarato irreperibile, il processo era iniziato lo scorso aprile dopo dieci anni da quei fatti, a seguito di un rintraccio avvenuto a Prato, in provincia di Firenze.
Per lui, nel mentre tornato a essere nuovamente irreperibile, la Procura di Ferrara – pm in aula Sveva Insalata – aveva chiesto ieri mattina l’assoluzione, poi confermata dal collegio del tribunale. I test del dna infatti, data la latitanza, non erano stati eseguiti al momento del fatto e l’unico elemento a suo carico – un riconoscimento fotografico a monitor da parte della vittima – non è stato ritenuto sufficiente per una condanna, anche alla luce di uno scambio di persona già emerso in precedenza per un altro imputato.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
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