Politica
1 Ottobre 2025
Il segretario Toscano scrive all'avvocato del caso Aldrovandi ricordando il sit in del 2013

Il Coisp contro Anselmo: “Non siamo energumeni”

di Redazione | 5 min

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Egregio avvocato Anselmo, leggo sempre con interesse le Sue dichiarazioni alla stampa, seppur ritenga siano sovente scarsamente oggettive. Generalmente non sono tra quelli che ne commenta, se non nel foro interno, il contenuto”. Inizia così la lettera che Fabio Toscano, segretario generale regionale del Coisp, indirizza via media all’avvocato dei casi Cucchi e Aldrovandi.

Una lettera per lamentare alcune dichiarazioni che al sindacato sono parse offensive: “Ascolto, leggo e non controbatto mai, anche quando lei professa, in maniera per me strumentale, il verbo della conoscenza. Le sue ultime esternazioni alla stampa, in cui menziona anche noi del Coisp, però mi obbligano ad intervenire in ossequio al ruolo sindacale che ricopro, di Segretario Regionale, in seno ad una delle organizzazioni maggiormente rappresentative della Polizia di Stato, non unsindacatino'”.

Toscano rivendica di esser stato tra gli organizzatori della manifestazione del Coisp del 2013, realizzata in piazza Savonarola. “Location scelta, a suo tempo, unicamente per la posizione geografica attigua ad un successivo luogo congressuale, che era Palazzo Roverella – spiega -. Mai, ribadisco mai, definita perchè era «sotto l’ufficio della signora Patrizia Moretti» o, come alcuni media hanno affermato, addirittura sotto la sua abitazione.

Non avevo allora neppure conoscenza dell’ubicazione tanto dell’uno che dell’altra. Non era intenzione del Coisp offendere o mortificare il dolore di una mamma”.

Sulle polemiche successive “concorderà spero con me nel ritenere che di quanto occorso si è troppo ampiamente già parlato e quindi ultronea ne appare la discussione ma, ricordo solo che, mai ad alcuna condanna giudiziaria del Coisp si e addivenuti, nonostante le diverse querele”.

Un ragazzo è purtroppo, 20 anni fa, morto per «l’eccesso colposo» di rappresentati dello Stato (lascio a lei la definizione dell’istituto giuridico in commento) – prosegue il segretario -. Non doveva accadere e di questo, allora come oggi, esprimo il più doloroso e personale rammarico e ben venga che si faccia il possibile per tenere vivo il ricordo di Federico”.

Tornando al sit in, “il mio sindacato era sceso in piazza, nel 2013, per affermare in maniera sacrosanta, lo ribadisco perché sembra ancora che non sia a tutti ben chiaro pur nella consapevolezza che non c’è peggior sordo di colui che non vuol sentire, che quattro poliziotti erano finiti in carcere per colpa, come ritenuto poi anche dal giudicato penale, e questa era una particolarità atteso che generalmente, mi corregga se erro, ciò non accade e che, per la stessa fattispecie di reato, mentre a Bologna si negava, chissà per quale motivo, a due di loro la concessione di misure alternative alla detenzione ad altri due, in due procure differenti, quelle misure venivano concesse”.

Precisato ciò l’allora Sindaco Tagliani ha, in quella circostanza, sviato dalle sue attribuzione – aggiunge Toscano -. Non poteva, un sindaco, allora come non può farlo oggi, scendere in piazza ed intervenire nel corso di una manifestazione regolarmente preavvisata per pretendere, anche solo auspicare, una modifica nelle modalità, di tempo e di luogo, delle adunanze, seppur non gradite. La legge non lo consentiva e non lo consente e di questo sono certissimo Lei, avvocato, ne ha ben conoscenza. Il sindaco Tagliani non poteva sollecitare un qualcosa che il sindacato, in presidio, non poteva attuare”.

Se l’aver voluto manifestare il nostro pensiero, come in democrazia è legittimo fare – prosegue il segretario del Coisp -, in ossequio alle norme Costituzionali, ordinamentali e giuridiche, che ne disciplinano la libera espressione, certo in maniera coriacea, non chinando la testa o mostrando il fianco, è per lei valido motivo per apostrofarci quali “energumeni” (da vocabolario Treccani: 1.Chi è posseduto dal demonio; indemoniato, ossesso. 2.Più com. in espressioni comparative, o in usi fig., con riferimento a persona infuriata, dominata dall’ira o da altra violenta passione), forse anche perché non abbiamo accettato di sottometterci processualmente, rinunciando a far valere i nostri diritti, al cospetto di un principe del foro, quale lei certamente è, nonché di tutta un’espressione politica per cui eravamo e siamo noi del Coisp che, per atto costitutivo, non abbiamo alcun collegamento politico, un “sindacato fascista”, che andrebbe pertanto disciolto ed i suoi rappresentanti “appesi al palo”. Qualora non fosse questa l’interpretazione da dare al suo “energumeni”, ci indichi la compiuta motivazione, come si è confrontato con lei il Coisp con cui ha avuto solo rapporti processuali?”.

Da qui Toscano fa un parallelismo con la cronaca recente: “mi permetta di chiederle come definirebbe, di converso, tutti coloro che nel corso delle pubbliche manifestazioni, da ultime solo in ordine di tempo quelle pro Palestina, distruggono e mettono a ferro e fuoco le nostre città, i negozi dei privati cittadini, le loro auto, bloccano le strade e le ferrovie, attaccano i miei colleghi delle forze dell’ordine con spranghe, con bottiglie incendiare piene di chiodi, con sassi e ne mettono a repentaglio la salute nonche la stessa vita? Verso cui non si può usare il taser, lo sfollagente, i lacrimogeni, la forza in genere perché non è «politicamente e deontologicamente corretto farlo»“.

Non sono giuste le nuove norme che limitano un siffatto, degenere, “manifestare”? Bisogna pedissequamente accettare che costoro creino danno e distruzione a scapito della cittadinanza tutta? Lei è tra quelli che ritengono sia necessario “educare la Polizia alla non violenza? -chiede il sindacalista -. Attendo con impazienza, avvocato e consigliere comunale, risposte nonché una sua aggettivazione appropriata che metta in evidenza i connotati salienti di quelli che io considero, nelle menzionate manifestazioni di piazza, solo miseri teppisti e criminali organizzati. Sono certo che dall’alto delle sue esperienze professionali, riuscirà a definirli in maniera ben più puntuale, come uomo, come avvocato e come politico”.

Infine un’ultima considerazione: “Lei ama la Polizia di Stato e le forze dell’ordine. Vero? Così almeno va dicendo. Non abbiamo sinceramente mai avuto sentore di ciò ma da domani faremo maggiore attenzione alle sue esternazioni di affetto, al fine di non fraintenderne il senso. Energumeni non ritengo. Sconsiderati ed ignoranti meglio di no”.

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