Si sono conclusi i lavori del XX Congresso ordinario dell’Unione Camere Penali Italiane, a cui ha partecipato anche una delegazione della Camera Penale di Ferrara.
Il congresso ha confermato, per il prossimo biennio 2025-2027, nella carica di presidente l’avvocato Francesco Petrelli, eletto per acclamazione.
La nuova giunta è composta da Giulia Boccassi, vicepresidente, Rinaldo Romanelli, segretario, Laura Antonelli, tesoriere, Enrico Amati, Simona Barbone, Andrea Cavaliere, Giuseppe Ledda, Luigi Miceli, Valerio Murgano, Gaetano Sassanelli, Barbara Sorgato e Gian Luca Totani, componenti.
“Un ringraziamento va ad Alessandra Palma – afferma la Camera Penale di Ferrara -, che ha terminato il mandato di tesoriere e di direttore della Scuola per l’Alta Formazione. La sua dedizione, serietà ed i riconoscimenti ottenuti in questi anni a livello nazionale, sono orgoglio per la nostra Camera Penale”.
L’organo forense ragiona sul titolo del congresso, “La giustizia che sarà – Il giudice e le parti: ruoli, funzioni culture”, che “riflette emblematicamente ciò che sta accadendo nelle nostre aule parlamentari, dove si sta discutendo della riforma della Giustizia e dell’Ordinamento Giudiziario, incentrata sulla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti”.
La riforma, secondo quanto riferito dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervenuto al congresso, dovrebbe terminare il proprio iter parlamentare a novembre di quest’anno.
“Poi, la parola passerà ai cittadini attraverso il referendum costituzionale confermativo – riprende la Camera Penale -. Si tratta di una riforma che, per tutti i penalisti, non ha mai avuto e continua a non avere alcun colore di partito. Fin dall’entrata in vigore del codice accusatorio nel 1989, l’Unione delle Camere Penali Italiane ha, infatti, sostenuto con convinzione la necessità di questo intervento da parte del legislatore, volto a garantire maggiore indipendenza del giudice e certamente senza alcun intento punitivo per la magistratura”.
“Tutte le Camere Penali territoriali – viene ricordato -, nel 2017, scesero nelle strade e nelle piazze per spiegare alla gente l’importanza di una riforma per una giustizia più giusta, nell’interesse del cittadino, raccogliendo oltre 72.000 firme per presentare in Parlamento un disegno di legge di iniziativa popolare. Un’iniziativa che l’Ucpi volle non avesse alcun simbolo partitico”.
I rappresentanti dei penalisti estensi affermano di essere “fermamente convinti che separare le carriere sia la giusta interpretazione ed attuazione dell’art. 111 della Costituzione, nella parte in cui prevede che il giudice (chi giudica) sia terzo rispetto alle altre parti (Pubblico Ministero ed Avvocato). Ed un giudice, non può essere veramente terzo se la formazione, i concorsi, il CSM aderente all’Unione delle Camere Penali Italiane sono i medesimi dei magistrati che indagano. Contrariamente a quanto sostengono i detrattori della riforma, che invocano come baluardo la Costituzione Italiana, la separazione delle carriere tra magistrati e giudici non prevede alcuna sottoposizione del pm all’esecutivo”.
Al contrario, “si tratta di una riforma democratica ed antifascista, se è vero che Dino Grandi, guardasigilli di Mussolini, sostenne come la scelta in favore dell’unitarietà della organizzazione tra giudici e pm fosse la sola compatibile con il regime autoritario, in quanto in uno ‘Stato moderno’, quale all’epoca si identificava l’ordinamento fascista, non sarebbe stata più concepibile una netta separazione tra magistratura requirente, partecipe della funzione esecutiva, e magistratura giudicante, da quella nettamente distinta”.
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