Salute
25 Settembre 2025

La Residenza Sanitaria Assistenziale: un percorso di cura e assistenza

di Redazione | 3 min

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Curare non è solo guarire: è prendersi cura. Intesa non solo come terapia, ma anche come relazione e apertura a nuove forme di linguaggio per raggiungere le persone, non solo pazienti

Arriva un momento, nella vita di una famiglia, in cui l’amore e la dedizione non sono più sufficienti. È un pensiero difficile da accettare, eppure la realtà a volte impone di riconoscere che le mura di casa, un tempo sinonimo di sicurezza, non riescono più a garantire la giusta assistenza a un proprio caro. La scelta di una residenza sanitaria assistenziale nasce quasi sempre da qui: da un atto di responsabilità.

Non è una resa, ma la ricerca di un luogo diverso, una comunità protetta dove la cura della persona è un mestiere, fatto di competenze specifiche. Se si sta cercando una Rsa in provincia di Bologna, l’invito è a guardare oltre la struttura, per capire il progetto umano che vi abita, perché è quello che fa la differenza tra un posto dove stare e un posto dove vivere.

L’assistenza sanitaria: professionalità e presenza costante

Il cuore di una RSA è la sua capacità di fornire un’assistenza sanitaria continuativa, impossibile da replicare a domicilio. La presenza infermieristica, garantita nell’arco delle ventiquattro ore, assicura una gestione sicura e puntuale delle terapie farmacologiche, anche le più complesse. Si occupa del monitoraggio dei parametri vitali, della prevenzione e cura delle lesioni da decubito, della gestione di medicazioni avanzate o di presidi come cateteri e sonde per la nutrizione. Questa sorveglianza costante è fondamentale, specialmente per persone che rientrano da un ricovero ospedaliero o che presentano patologie instabili. L’obiettivo non è solo curare, ma prevenire le complicanze, agendo tempestivamente al primo segnale di allarme e garantendo una tranquillità che a casa sarebbe irraggiungibile.

La riabilitazione e il mantenimento delle autonomie

Un altro pilastro fondamentale è il lavoro sul recupero e sul mantenimento delle capacità funzionali. Le RSA sono dotate di palestre e attrezzature specifiche dove i fisioterapisti lavorano quotidianamente con gli ospiti. Vengono definiti percorsi riabilitativi individuali per chi ha subito un intervento o un evento acuto, come una frattura o un ictus, con l’obiettivo di recuperare la massima autonomia possibile. Per chi convive con patologie croniche o disabilità permanenti, invece, si strutturano attività di mantenimento, sia individuali che di gruppo, per contrastare la rigidità articolare e preservare la capacità di compiere i piccoli gesti della vita quotidiana. A questo si affianca spesso la terapia occupazionale, che attraverso attività pratiche e stimolanti aiuta a mantenere vive le abilità cognitive e la manualità fine, promuovendo l’autostima e la partecipazione attiva.

La cura della persona e il benessere quotidiano

La dimensione socio-assistenziale è ciò che trasforma una struttura sanitaria in una vera e propria casa. Gli operatori socio-sanitari (OSS) sono le figure centrali di questo processo: aiutano nell’igiene personale, nella vestizione, nell’alimentazione, sempre con un approccio che mira a rispettare la privacy e a incoraggiare l’autonomia residua. Ma il benessere va oltre. Le attività di animazione, coordinate da educatori professionali, scandiscono la giornata e combattono il nemico più grande: la solitudine. Laboratori creativi, musicoterapia, momenti di lettura, ginnastica dolce e feste a tema non sono semplici passatempi, ma potenti strumenti terapeutici. Ricostruiscono una socialità, stimolano la mente e l’umore, e garantiscono che ogni giorno abbia ancora un senso e un valore, al di là della condizione di fragilità fisica.

Le porte d’ingresso a una nuova quotidianità

Le strade per iniziare questo percorso sono essenzialmente due. C’è il percorso pubblico, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, che prevede una valutazione ufficiale della condizione di non autosufficienza. È un diritto, ma richiede i suoi tempi. E poi c’è la scelta privata, che spesso nasce da un’urgenza, da una situazione che precipita all’improvviso. Non c’è una via migliore dell’altra; sono semplicemente risposte a circostanze diverse. L’importante è che, varcata la soglia, l’obiettivo sia comune: offrire un ambiente sicuro e stimolante, che tolga ai familiari il peso dell’assistenza continua per restituire loro il tempo prezioso della relazione e dell’affetto.

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