Attualità
25 Settembre 2025
Prima del corteo, i militanti del collettivo hanno risposto alle parole del sindaco Fabbri e del vicesindaco Balboni

Ferrara per la Palestina: “Dalla Giunta solo doppi standard e slogan beceri”

di Elena Coatti | 4 min

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La manifestazione convocata ieri, 24 settembre, dal collettivo Ferrara per la Palestina si è trasformata in un vero e proprio j’accuse contro la Giunta comunale, prima di partire in corteo lungo le vie della città. Al microfono i militanti hanno rivolto parole durissime al sindaco Alan Fabbri, al vicesindaco Alessandro Balboni e alla sua maggioranza, accusati di propaganda, doppi standard e di evitare ogni confronto reale con la cittadinanza.

“È diventato impossibile avere un dialogo reale con la nostra classe politica – ha detto Alex – perché vivono negli slogan e nelle direttive di partito. Noi palestinesi stiamo ancora aspettando delle scuse per le disgustose parole del consigliere Benito Zocca che due anni fa disse che Israele non deve fermarsi altrimenti continueranno a riprodursi come nutrie. Nessuno si è preso la responsabilità di aver pronunciato parole di odio e razzismo in Consiglio comunale, né lui né il suo partito”.

Parole che hanno trovato eco in quelle di Adam Sami, portavoce del collettivo, già preso di mira dal primo cittadino dopo lo sciopero generale del 22 settembre: “Voglio dire al sindaco Alan Fabbri, che mentre qua c’erano duemila persone che scioperavano lui non ha mai preso una posizione concreta e, anzi, ha estrapolato tagliando un pezzo di discorso per provare a screditarci e intimidirci. Ma noi non abbiamo paura, l’unica paura che abbiamo è quella di essere dalla parte sbagliata della storia, di diventare come voi“.

Rivendicando lo sciopero generale del 22 settembre, Sami ha ribadito: “Non esistono manifestanti buoni e manifestanti cattivi di fronte a un genocidio. Non facciamo il gioco di chi guarda scandalizzato una vetrina rotta e non dice nulla sul genocidio”.

Alex invece ritorna sulla bagarre avvenuta in Consiglio comunale, quella che “si è conclusa con il nostro sindaco che ci ha chiamati filo-terroristi e ci ha invitati a tornare a casa nostra, ricordandoci i suoi veri colori. Caro sindaco – continua – casa mia è qua a Ferrara, a San Giorgio, così come anche in Palestina. Si vergogni per strumentalizzare le morti, i martiri palestinesi con i suoi slogan beceri“.

Il militante ha poi attaccato anche le scelte simboliche della maggioranza: “Lunedì dopo quella manifestazione pacifica, in Consiglio comunale facevano il minuto di silenzio per Charlie Kirk. A riguardo il nostro vicesindaco Balboni ha dichiarato che il dibattito politico si sta esasperando non solo nei toni ma anche nella delegittimazione e della disumanizzazione dell’avversario che diventa un nemico da sconfiggere a ogni costo. Allora io mi chiedo perché queste parole non sono state spese quando un suo collega ha detto che il popolo palestinese è fiancheggiatore di un governo e un esercito di terroristi?“.

“Questo doppio standard della nostra giunta è vergognoso – denuncia Alex -. Queste parole si potevano spendere per ogni volta che un palestinese veniva ucciso ingiustamente. Questa è l’ipocrisia che fiancheggia il genocidio e che vi rende complici. La nostra giunta comunale facesse il lavoro di rappresentare tutti i suoi cittadini, non solo quelli che fanno comodo“.

Non meno dirette le parole di Ivana, italo-sudafricana: “Il sindaco ha detto che ‘se la guerra è a casa vostra, non dovete portarla qui’. Non c’era nessuna guerra a casa mia, c’era l’apartheid. Così come in Palestina c’è un genocidio. È un problema nostro, di tutta l’umanità quando vediamo i bambini morire sotto le bombe, quando vediamo le persone scavare tra le macerie”.

Infine, il corteo, accolto da applausi e supporto anche da chi si trovava in piazza ai tavolini di bar e ristoranti. Lungo via Carlo Mayr, Francesco Ganzaroli ha rilanciato la critica sullo spazio pubblico: “Andiamo in quei posti che l’amministrazione ha svenduto, come piazza Verdi di cui non possiamo più godere se non consumando“.

Come annunciato, e promesso, dal collettivo le mobilitazioni non si fermano qua. Il collettivo ha ribadito lo “stato di agitazione permanente” e annunciato un nuovo sciopero generale venerdì 3 ottobre, seguito dalla partenza per Roma alla manifestazione nazionale del giorno dopo, “per farsi ascoltare da questi politici che è da due anni che fanno finta di non sentire”, concludono i manifestanti.

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