Durante la “lezione-denuncia” organizzata da Rete Pace Ferrara in piazza Cattedrale, ha preso parola anche Giuliana Andreatti, appena rientrata da una missione umanitaria in Cisgiordania con Assopace Palestina. Un viaggio intenso, guidato dall’ex vicepresidente del parlamento europeo Luisa Morgantini e con altre quaranta persone, che l’ha portata a toccare con mano la realtà dell’occupazione israeliana.
“Ho visto con i miei occhi quelle cose di cui si parla sempre in televisione, o al telegiornale, o che vediamo sui social. Vederle dal vivo lascia un segno profondo dentro – ha raccontato al microfono -. Vedi come gli israeliani diffondono le colonie: occupano i territori sulle colline in punti strategici, iniziano posizionando dei container, come degli avamposti, e appena hanno il permesso del governo israeliano costruiscono veri e propri villaggi, con case, servizi, strade. Strade che i palestinesi non hanno il permesso di attraversare”.
Il racconto poi si è fatto personale: “Noi stessi, al ritorno, ci siamo trovati bloccati sul ponte di frontiera. Abbiamo contattato l’ambasciatore, che era convinto fosse aperto. Ma non lo era. Gli israeliani possono fare tutto quello che vogliono, e restare impuniti“.
Andreatti ha poi ricordato anche le testimonianze ascoltate: “Abbiamo sentito parole da brividi. Uomini che raccontavano ciò che avevano subito nelle prigioni. Nei loro occhi si leggeva la vergogna di quello che veniva fatto loro. Li abbiamo incoraggiati a parlare, perché la loro testimonianza è fondamentale”.
“Nella Cisgiordania c’è una progressiva occupazione. Se continua così, fra un anno vedremo anche lì quello che sta accadendo a Gaza“, ha osservato Andreatti. “Noi non potevamo nemmeno tenere foto o video sui nostri telefoni, per paura di ripercussioni se ce li avessero sequestrati i coloni”.
Durante la missione, la delegazione italiana ha incontrato la popolazione locale. Donne con più di novant’anni determinate a resistere contro l’occupazione, nonostante le loro abitazioni fossero circondate dai coloni. “I palestinesi ci dicevano: voi italiani ci siete vicini, ma non il vostro governo. Portate la nostra voce – ha raccontato -. Ci hanno chiesto di non restare in silenzio e di boicottare le aziende israeliane che fanno affari col nostro governo”.
La cronaca del viaggio si è fatta drammatica quando Andreatti ha rievocato un episodio vissuto insieme al gruppo: “Eravamo in un villaggio di contadini e abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’intervento dei coloni. Il nostro pullman è stato attorniato, hanno minacciato di picchiare l’autista. Ci siamo resi conto di cosa significhi vivere ogni giorno sotto minaccia“.
Infine, l’appello all’Amministrazione: “Chiediamo anche a questo Comune di esporsi, di fare qualcosa di concreto. Esporre la bandiera palestinese sarebbe un gesto importante, ma ancora di più lo sarebbe promuovere un gemellaggio con i villaggi della Palestina. È un modo semplice ed efficace per dire da che parte stiamo”.
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