Fial (Federazione italiana autonomie locali e sanità) ha proclamato lo stato di agitazione con una lettera inviata al prefetto Massimo Marchesiello e ai vertici delle Aziende Sanitarie ferraresi firmata dalla segretaria generale di Ferrara Mirella Boschetti.
Chiedono un “urgente tentativo di conciliazione” e segnalano numerose criticità che svariano dalla gestione alle condizioni di lavoro.
Notano uno “squilibrio economico-finanziario” nel 2024 e una conseguente “mancata azione di contenimento”. “Emergono perdite per le aziende sanitarie ferraresi – dicono – rispettivamente di euro 31.719.393,06 per Ausl e di euro 27.912.828,24 per l’Aosp-Univ. Esiti che per il sindacato confermerebbero “l’assenza di misure strutturali di contenimento dei costi, di efficientamento gestionale, scaricando sulle lavoratrici e sui lavoratori carichi disfunzionali e riducendo la resilienza dei servizi”.
Non sarebbero poi “stati varati piani efficaci per ridurre il ricorso a straordinari/terziarizzazioni, stabilizzare i turni e potenziare i servizi di prossimità”. Il risultato sarebbe quello di “un aggravio sui reparti di degenza, sui servizi sanitari e amministrativi già in sofferenza, sui Pronto Soccorso al collasso, con un aumento dei rischi clinico-organizzativi per i professionisti in prima linea”.
Le Aziende avrebbero poi disatteso il Welfare aziendale. “Non risultano – scrivono – azioni adeguate quali ad esempio: sostegni economici alla genitorialità, supporti a caregiver, mobilità agevolata. Il welfare interno non può essere residuale”.
Ostacolo alla conciliazione tra tempi della vita e del lavoro sarebbe invece il “mancato aggiornamento dei Regolamenti aziendali sul part time fermi al 2011-2012”. Mancherebbero anche “sistemi sostitutivi all’accesso alla mensa (buoni pasto) per professionisti che operano in sedi disagiate o in assenza dell’apertura del servizio mensa durante il turno di lavoro”.
Non sarebbero poi state accolte le “richieste Fials nell’ottica di rivedere le voci di spesa che compongono i fondi contrattuali per il trattamento accessorio del personale”.
Puntano quindi il dito contro il “peggioramento delle condizioni di lavoro indotte dall’annunciata chiusura di settori e riduzioni posti letto di degenza nel periodo estivo”. Questo porterebbe come conseguenza: “sovraccarico lavorativo per i professionisti superstiti, stress lavoro correlato, patologie osteoarticolari, incremento assenze per malattia ed infortuni, tensioni con familiari e pazienti”.
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