Dopo il debutto alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Settimana Internazionale della Critica e l’ingresso nel catalogo theatrical di MUBI Italia, Agon arriva in città al Cinema Boldini in Sala Estense. La proiezione è in programma martedì 30 settembre e segna l’inizio ufficiale della collaborazione tra Arci Ferrara e MUBI, con una selezione esclusiva di titoli che attraverseranno tutta la stagione. Il film sarà riproposto in Sala Estense anche il giorno successivo, mercoledì 1 ottobre.
Sarà presente in sala il regista Giulio Bertelli, al suo esordio nel lungometraggio, per incontrare il pubblico e dialogare sul film a fine proiezione. Un’occasione rara e preziosa per approfondire una delle opere prime italiane più intense e sorprendenti dell’anno.
In un tempo sospeso tra l’eco del mito e la meccanica della prestazione, Agon racconta tre atlete – Alex Sokolov nel tiro a segno, Giovanna Falconetti nella scherma e Alice Bellandi nel judo – impegnate a prepararsi per un’olimpiade che sembra più un dispositivo simbolico che un reale evento sportivo. I loro corpi diventano vettori di tensione, geometrie vive costrette tra il peso degli allenamenti e l’invisibile pressione mentale della performance. Bertelli le osserva come figure scultoree, quasi corpi-macchina in un mondo che scivola lentamente dalla realtà alla messa in scena, fino a dissolversi in una narrazione densa di riferimenti culturali, memorie biografiche e tracce storiche.
Nel suo esordio, il regista elabora una forma visiva che ibrida il linguaggio del cinema sportivo con quello del documentario sperimentale: Agon è attraversato da frammenti d’archivio – tra cui il celebre infortunio di Ronaldo del 2000 – che si sovrappongono come epifanie di un trauma collettivo. Ma il film non rincorre il pathos della vittoria o della sconfitta: mette in scena la preparazione come gesto rituale, la fatica come forma di resistenza, l’allenamento come coreografia esistenziale. Il dolore fisico, la bulimia, l’ossessione per il controllo e la caduta diventano elementi centrali di una riflessione sulla disciplina e sulla fragilità, sul corpo e sull’identità.
Tra suggestioni storiche (Giovanna d’Arco, Cleopatra, Nadezhda Durova), estetica videoludica e affondi teorici sulla natura dello sport moderno – nato come addestramento militare in tempo di pace – Agon disegna un affresco stilizzato e perturbante sul nostro modo di stare al mondo. Più che un film sullo sport, è un film sul combattimento interiore.
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