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“Il film di Filippo Vendemmiati è una pietra miliare: dentro c’è tutto, il vuoto delle indagini e il peso del processo. Lui ha tradotto tutto questo in arte, ma ogni volta rivederlo è ancora difficilissimo per emozioni che suscita”. Sono queste le parole di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, durante la conferenza stampa di presentazione della lunga lista di eventi che si terranno in città. Primo fra tutti, la proiezione del documentario “È stato morto un ragazzo” al cinema Apollo, giovedì 25 settembre. Esattamente venti anni dopo l’uccisione di Aldro.
Dalle 18, nella sala 1 del cinema di via del Carbone il dibattito con il regista Vendemmiati, Patrizia Moretti, il produttore del film Marcello Corvino, il critico cinematografico Piero Di Domenico e il sindaco Alan Fabbri. Seguirà alle 19 la visione del documentario, vincitore del David di Donatello nel 2011, e poi, alle 21, la cittadinanza si ritroverà nel giardino tra via Ippodromo e via Poletti, che sarà intitolato a Federico, alla presenza delle autorità. “Un luogo estremamente simbolico per noi – interviene Andrea Boldrini, portavoce del Comitato Federico Aldrovandi 2005-2025 -, perché è l’ultimo parco che ha visto Aldro”. Sarà un momento di raccoglimento, illuminato dalla luce delle fiaccole messe a disposizione da Cgil Ferrara.
In sala Arazzi, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, siede l’assessore Angela Travagli, al posto del sindaco Alan Fabbri, raggiunge i presenti solo al termine della conferenza per un saluto. “Il sindaco ha voluto fortemente sostenere queste iniziative – afferma Travagli -. L’amministrazione è accanto alla famiglia e al Comitato perché la memoria di Federico deve avere anche un valore umano, condivisibile con tutta la città”.
Il regista Vendemmiati confessa la difficoltà personale di tornare su quell’opera: “A un certo punto quel film diventò un peso insopportabile anche per me. Con Patrizia e Lino decidemmo che dopo centinaia di proiezioni in tutta Italia poteva camminare con le proprie gambe. Sono anni che non lo riguardo. Ma oggi ci sono almeno due motivi per riportarlo in città: il primo è che resta un documento giudiziario unico, che colma i vuoti lasciati da indagini fatte tardi a male. Il secondo è ricordare il clima che si respirava in quegli anni: una città divisa, silenziosa, con un processo segnato da tensioni durissime. Non dobbiamo dimenticarlo, se vogliamo imparare da quella ferita”.
Il produttore Marcello Corvino sottolinea la qualità giornalistica del lavoro di Vendemmiati: “Lui è un giornalista straordinario: tutto ciò che ha raccontato nel documentario è chiaro, dimostrato, inoppugnabile”. Poi l’appello, diretto ai quattro agenti condannati per la morte di Aldrovandi: “Siete ancora in tempo per chiedere scusa. Non è un atto di debolezza. Solo uomini e donne con la maiuscola sanno farlo. Lo devono alla famiglia, agli amici e alla città di Ferrara”.
Andrea Boldrini e Nicola Scaglianti del Comitato hanno infine presentato il programma delle iniziative, solo dopo aver ricordato cosa li ha spinti a fondarlo: “Non potevamo restare in silenzio. Vent’anni dopo, e dopo tanti altri casi simili, ci siamo ritrovati come amici e cittadini per chiedere che non ci siano mai più altri Federico”. Fondamentale il lavoro con le scuole: “Ci teniamo molto, perché tantissimi di questi non erano ancora nati nel 2005. Il nostro obiettivo è tramandare la memoria di Aldro per costruire un futuro migliore”, concludono.
Il programma:
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