Attualità
20 Settembre 2025
Chiedono anche che Università e rettrice si facciano promotori presso le istituzioni "per garantire la piena attuazione di tutte le risoluzioni Onu relative ai rapporti fra Palestina e Israele"

Adi e Flc: “Unife interrompa i rapporti con Israele”

di Redazione | 3 min

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Anche a Ferrara si chiede alla rettrice Laura Ramaciotti e a Unife di interrompere gli accordi istituzionali con altre Università israeliane e a non intraprenderne di nuovi. A farlo sono Sofia Gualandi e Mauro Santi, rispettivamente coordinatrice di Adi Ferrara (Associazione Dottorandi e Dottori in Italia) e segretario Flc Cgil (Federazione dei Lavoratori della Conoscenza).

I due, che scrivono a nome delle rispettive associazioni e con il sostegno della realtà afferenti alla Rete per la Pace di Ferrara, non si limitano a questo ma chiedono alla rettrice e al Senato Accademico di esprimersi condannando “l’uso della forza militare e degli atti di genocidio perpetrati dal governo e dall’esercito di Israele nella Striscia di Gaza”.

Sofia Gualandi coordinatrice Adi Ferrara

Vorrebbero che le istituzioni di Unife si impegnassero “a promuovere un appello ai titolari di responsabilità politiche e di governo in Italia per garantire la piena attuazione di tutte le risoluzioni Onu relative ai rapporti fra Palestina e Israele”. Chiedono in ultimo “l’impegno a promuovere, in sede Crui, presso il Mur e in qualsiasi sede istituzionale, di una posizione condivisa delle Università italiane a sostegno dell’autodeterminazione del popolo palestinese e del riconoscimento dello Stato Palestinese”.

Richieste ampiamente motivate in un documento con cui ricordano “l’occupazione dei territori palestinesi da parte dello Stato di Israele, iniziata con la Guerra dei Sei Giorni del 1967”. “L’occupazione militare più lunga – precisano – della storia contemporanea”.

Ricordano come dagli eventi terroristici del 7 ottobre 2023 si sia aperta una escalation “che, in combinazione con l’illegale blocco terrestre, aereo e marittimo, impedisce di fatto l’accesso a forniture mediche e alimentari e ha provocato la violazione sistemica dei diritti umani del popolo palestinese, l’aggravarsi della crisi umanitaria, il perpetrarsi di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, e crimine di genocidio”.

“Nel 2024 – aggiungono -, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che i territori palestinesi costituiscono un’unica unità politica e che l’occupazione israeliana dal 1967, insieme alla creazione di insediamenti israeliani e allo sfruttamento delle risorse naturali, sono illegali secondo il diritto internazionale”.

Riprendono quindi la relazione di Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, che “ha presentato il Rapporto ‘From economy of occupation to economy of genocide’“.

“Il rapporto – spiegano – analizza l’evoluzione dell’occupazione israeliana in Palestina come progetto coloniale, alimentato e sostenuto da un ampio apparato economico-industriale, che integra settori chiave come l’industria militare, il settore tecnologico, il sistema finanziario e quello accademico. Un’attenzione particolare viene riservata al ruolo delle università, considerate parte integrante dell’apparato di oppressione, e alla loro responsabilità nella perpetuazione del regime di apartheid e nella produzione di conoscenze, tecnologie e narrazioni funzionali all’occupazione”.

Oltre al rapporto di Francesca Albanese il 16 settembre “una Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha dimostrato che Israele sta commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza“.

Mauro Santi segretario Flc Cgil Ferrara

“La Commissione – spiegano – ha stabilito che il governo e l’esercito d’Israele hanno commesso quattro dei cinque atti motivati dall’intenzione “di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso” individuati dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. I quattro atti sono: uccidere le persone del gruppo; causare lesioni gravi all’integrità fisica o mentale delle persone del gruppo; sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; imporre misure per impedire le nascite all’interno del gruppo”.

Dopo l’operazione avviata il 16 settembre dall’esercito israeliano che prevede l’occupazione di Gaza City “urge una forte presa di responsabilità e di distanza da parte di tutte le istituzioni italiane che intrattengono rapporti di qualsivoglia natura con lo Stato di Israele e con le sue istituzioni”.

“Numerosi Atenei italiani – concludono – hanno già approvato mozioni con cui, oltre a condannare gli avvenimenti di cui sopra, si impegnano a mettere fine alle relazioni scientifiche, accademiche, di mobilità, di progettualità, di cooperazione e di scambio con le Università israeliane e a non intraprendere nuovi accordi con queste ultime”.

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