Lo aveva detto e, involontariamente, Alan Fabbri gli ha dato ragione. Dopo il suggerimento di Paolo Calvano all’amministrazione di aprirsi al resto della regione, Alan Fabbri aveva fatto rispondere ai suoi comunicatori via social con parole di scherno nei confronti dello stesso Calvano e dell’intero Pd.
Ecco allora che, automaticamente, a Calvano il giorno dopo viene da dire che “Alan Fabbri è quello che, il giorno della sua prima elezione, ha scritto «sarò il sindaco di tutti». Dal giorno successivo, però, ha trasformato le ‘Mura in un ring’ come anche in questa occasione”.
Il dem riprende poi parte dell’elenco delle iniziative che Fabbri ha elencato per arrivare alla conclusione che “in questi sette anni Ferrara non ha visto il progetto di sviluppo che la destra aveva promesso, e la città sta perdendo opportunità concrete di crescita. Tutto ciò pesa sui ferraresi, traducendosi in minore ricchezza, meno lavoro e opportunità perse”.
“È naturale che un primo cittadino rivendichi quanto fatto – concede Calvano -: sarebbe incredibile che, con le straordinarie risorse messe a disposizione dei Comuni negli anni del Pnrr, non si fosse prodotto nulla. Tanto più considerando il buon bilancio ereditato dalle amministrazioni di centrosinistra”.
Tante risorse inoltre, arrivano dalla Regione amministrata dal centrosinistra: “va considerato – cosa che il sindaco non fa – quanto la Regione sia stata e sia fondamentale per realizzare alcune opere, dalla riqualificazione urbana, alle ferrovie, al patrimonio museale e culturale, all’impiantistica sportiva, fino alla sicurezza. Decine di milioni di euro che il centrosinistra ha dedicato a Ferrara”.
Su altre questioni, come la Cispadana, la terza corsia autostradale e la Ferrara-Mare, “il sindaco sbaglia bersaglio: lo stallo non è in Regione, ma al Ministero guidato dal suo stesso partito”.
Alla fine Calvano prova a spiegare a Fabbri il significato del suo suggerimento: “L’idea che le mura di Ferrara diventino un grande ponte con il resto dell’Emilia-Romagna, significa non perdere l’opportunità di fare squadra con le altre città emiliano-romagnole, come Bologna e Ravenna”.
“Non ho mai visto – aggiunge – il sindaco battersi ad esempio (anche contro la Regione se necessario) per trasformare i collegamenti ferroviari con Bologna in una vera metropolitana di superficie, capace di dare a Ferrara la dignità di una grande città”.
Viene poi il Petrolchimico: “Stiamo perdendo anche l’occasione di rilanciarlo con un progetto innovativo e sostenibile da costruire non da soli, ma insieme a Ravenna e agli altri centri del quadrilatero padano Venezia e Mantova”.
E sul digitale, “con tutto il rispetto, il tema non è il wifi in municipio: la vera sfida è connettere Ferrara alle opportunità dell’Intelligenza Artificiale in sinergia con il Tecnopolo a Bologna, creando lavoro qualificato per chi sceglie di studiare qui grazie alla nostra Università e nuove prospettive per le nostre piccole e medie imprese”.
“Le idee non mancano – conclude – e il centrosinistra nel suo insieme ne ha certamente molte altre. Manca solo la volontà del sindaco di ascoltare chi ha qualcosa da dire, ma non ha il difetto – o la colpa – di essere un suo tifoso”.
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