Cronaca
18 Settembre 2025
Due anni e mezzo di condanna per l'ergastolano Giuseppe Di Giacomo per aver palpeggiato un'infermiera in carcere

Uccise il vicino con 34 coltellate. Ora condannato per violenza sessuale

di Davide Soattin | 3 min

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Prima palpeggiata e poi molestata verbalmente da un detenuto ergastolano mentre stava svolgendo il proprio lavoro. È quello che ha dovuto subire, a gennaio 2024, un’infermiera 50enne del carcere di via Arginone per mano del 70enne Giuseppe Di Giacomo, che a Ferrara stava scontando la pena del carcere a vita per aver commesso il brutale omicidio del 49enne Davide Calbucci, ammazzato il 19 dicembre 2020 con trentaquattro coltellate nel parco  della Fornace Marzocchi (zona Vigne) a Cesena.

Ieri – a distanza di oltre un anno e mezzo da quei fatti – la vicenda processuale relativa a quella violenza sessuale è arrivata a una prima verità. L’uomo infatti, davanti al collegio del tribunale di Ferrara, è stato condannato a due anni e mezzo di pena.

Il primo episodio era avvenuto all’interno dell’area sanitaria del penitenziario, dove il 70enne era andato per sottoporsi alla misurazione della pressione. In quell’occasione, secondo l’accusa, aveva toccato e pizzicato il seno dell’infermiera che lo stava assistendo. Poi, non contento, nei giorni successivi, sempre in quell’ambulatorio, aveva continuato a infastidire la professionista sanitaria, rivolgendole un paio di frasi volgari, alludendo o facendo esplicito riferimento alla sfera sessuale.

In aula, Di Giacomo ha cercato di respingere le accuse, affermando di non aver fatto nulla. “Avevo una trombosi e la pressione a 186 e, se non fosse stato per lei” – ha detto, indicando l’infermiera – “non sarei qui. Mi ha salvato la vita“.

Le giustificazioni fornite dall’imputato, però, non hanno convinto. Il pm Andrea Maggioni ha quindi chiesto la condanna a due anni di carcere, poi il collegio del tribunale di Ferrara ne ha inflitti due e mezzo per violenza sessuale.

Dal febbraio 2023, Di Giacomo sta scontando la pena definitiva all’ergastolo per omicidio pluriaggravato. Attualmente è detenuto nel carcere di Bologna. Trentaquattro erano stati i fendenti che aveva inferto al vicino di casa Davide Colbucci, impugnando un coltello che usava per disossare l’agnello. Il movente dell’uccisione fu principalmente legato a molteplici liti per motivi condominiali tra la vittima e l’aggressore, tra cui l’ultima avvenuta la sera prima del fatto di sangue.

La mattina seguente, quella del 19 dicembre 2020, Calbucci era uscito presto dal proprio appartamento insieme al cane e, nel parco delle Vigne, aveva incontrato Di Giacomo vicino a una panchina. Venne colpito da quest’ultimo con più coltellate alla gola e all’addome, prima di essere lasciato esanime dall’assassino che fuggì in bici. Dopo aver fatto perdere le proprie tracce, accompagnato dalla compagna, il 70enne era andato in carcere a Forlì, confessando agli agenti quanto accaduto.

A febbraio 2023, nonostante la sentenza definitiva che aveva condannato all’ergastolo Giuseppe Di Giacomo, la famiglia del 49enne Davide Calbucci non aveva comunque trovato ancora via di uscita da quell’incubo. Dal carcere di Ancona, dove era stato trasferito, il 70enne aveva infatti fatto recapitare una lettera dai toni intimidatori e offensivi a Iwona Bednarz, vedova della vittima.

Il contenuto della missiva era chiaro, scritto nero su bianco, con il nome del mittente ben visibile e inequivocabile: “Bastarda e infame. Tu e tuo marito. E ti denuncio” il messaggio. Firmato: Giuseppe Di Giacomo-Carcere di Ancona. Parole che non lasciavano spazio a più di tanti interrogativi sulla mano che l’aveva scritta, confezionata e poi inviata.

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