Politica
17 Settembre 2025
Alla Festa dell'Unità il monito dell'europarlamentare: "Dare ai cittadini un progetto alternativo concreto". Poi il dialogo con Calvano sull'alleanza con il M5S, su Kiev e Gaza

Bonaccini sul ‘campo largo’: “Serve unità, leadership e candidati radicati”

di Elena Coatti | 3 min

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A Ferrara, come a livello nazionale, smettiamola di criticare chi amministra. Bisogna offrire ai cittadini un progetto concreto e credibile, non l’ennesima polemica“. Così Stefano Bonaccini, dal palco della Festa dell’Unità, insieme al capogruppo Pd Paolo Calvano, la segretaria Giada Zerbini e la giornalista Sara Manfuso. L’europarlamentare, martedì sera (16 settembre), ha parlato direttamente alla folta platea del futuro politico della città e non solo.

Agli elettori serve l’idea che saremo più capaci e più affidabili“. Un messaggio, quello di Bonaccini, che suona come un monito al centrosinistra locale: per conquistare i cittadini non basta il tiro al bersaglio contro la giunta in carica, ma bisogna costruire un’alternativa fondata su proposte reali.

Da qui il discorso si è allargato alla questione nazionale del “campo largo”. Bonaccini ha ripercorso la storia recente dei rapporti con il Movimento 5 Stelle, riconoscendone l’evoluzione. “Dopo il governo tragicomico giallo-verde – ha sottolineato – bisogna dare atto ai pentastellati che non si sono mai presentati con la destra. Anzi, oggi in molte realtà siamo già alleati“.

Il rapporto resta però complesso, specie sui temi internazionali. “Con i 5 Stelle vedo poche difficoltà su questioni di politica interna. Le vedo più sull’Europa. Ad esempio, nella recente risoluzione su Gaza non hanno votato a favore. Io scelgo sempre il ‘piuttosto’ al ‘niente’, soprattutto quando stanno morendo dei bambini”, ha affermato Bonaccini, riconoscendo però la forte sintonia con il M5S sulla condanna delle violenze a Gaza. Diverso il discorso sull’Ucraina, dove le posizioni restano distanti: “Su Kiev siamo su linee diverse, ma se vogliamo costruire un’alternativa alla destra dobbiamo saper lavorare sulle convergenze, non sulle divisioni“.

Il tema, per Bonaccini, resta la capacità di costruire una coalizione competitiva. “Se vogliamo che Meloni non debba neanche fare campagna elettorale e si ritrovi automaticamente a palazzo Chigi, allora dividiamoci. Altrimenti serve unità, leadership e candidati radicati. Oggi gli elettori scelgono più la persona che il partito”.

Dal nodo delle alleanze, il confronto è scivolato sullo scenario internazionale. Sul conflitto in Ucraina, l’europarlamentare ha difeso la linea di sostengo a Kiev: “L’Unione Europea si è mossa bene, così come Meloni e il governo italiano. Non dobbiamo avere ambiguità: se la pace significa consegnare a Putin le province che ha invaso, sarebbe un precedente drammatico. Vorrebbe dire che chi ha più forza militare può schiacciare il più debole e ottenere ciò che vuole”.

Ben diverso è il giudizio sull’occupazione a Gaza. Qui l’attacco è stato duro, all’Europa e al governo italiano. “Sulla Palestina l’Ue è stata silente, codarda“, ha scandito Bonaccini, invocando un cambio di passo deciso. “L’unica soluzione possibile è due popoli due Stati. Per questo dico a Meloni: sospendi ogni aiuto economico e militare a Israele. Non dobbiamo avere paura di dirlo che Netanyahu e il suo governo sono criminali. Non perché Israele in sé lo sia, ma perché chi non distingue tra terroristi di Hamas e popolazione civile palestinese sta attuando un disegno criminoso”.

Paolo Calvano ha raccolto il testimone, rimarcando come l’Emilia Romagna abbia fatto la sua parte: “In Assemblea legislativa abbiamo trovato una posizione unitaria, subito, su Gaza. La destra ha avuto il coraggio di accusarci di antisemitismo: ma quella fiamma nel simbolo ce l’hanno loro, non noi. Noi prendiamo posizione contro Netanyahu, non contro l’ebraismo“.

Il filo rosso della serata è stato chiaro: unità e responsabilità, di fronte alla destra al governo e alle tragedie internazionali. “Parlare male di Meloni non ci farà vincere un voto in più – ha ribadito Bonaccini -. Dobbiamo costruire un’alternativa vera, con proposte, idee e un progetto credibile per il Paese. In Italia, come a Ferrara”.

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