“Le mura di Ferrara non devono essere un ring, ma un ponte“. Con questa immagine Paolo Calvano, capogruppo del Partito democratico in Assemblea legislativa regionale, ha aperto il suo intervento alla Festa dell’Unità di Ferrara, nel dialogo con Stefano Bonaccini e la giornalista Sara Manfuso.
Davanti a un pubblico numeroso, Calvano ha scelto di partire dal cuore della città estense, trasformando le sue celebri mura in una metafora politica e civile.
“Oggi a Ferrara – ha spiegato – quelle mura sono diventate le corde di un ring nelle quali chi governa dà addosso a chi prova a proporre cose alternative. Ma le mura non dovrebbero dividerci: dovrebbero essere il nostro ponte verso Bologna, verso Ravenna, per esempio. Verso le opportunità che questa regione è in grado di offrire”.
Nel mirino del discorso di Calvano, la visione della destra che amministra Comune e Provincia, accusata di pensare a una città “chiusa in sé stessa”, incapace di valorizzare i collegamenti con il resto dell’Emilia Romagna.
”Una delle cose che contesto di più – ha aggiunto – è l’idea che Ferrara possa bastare a sé stessa. Non è così: per crescere dobbiamo ragionare dentro un sistema regionale, agganciando i grandi assi di sviluppo che vanno dalla via Emilia fino al porto di Ravenna, passando per il supercomputer di Bologna”.
L’appello è chiaro: guardare oltre i confini cittadini, cogliere le opportunità dell’innovazione e dell’integrazione territoriale, trasformando Ferrara da periferia a nodo strategico della regione.
Il discorso di Calvano si è poi allargato alle sfide economiche internazionali. L’effetto delle politiche protezionistiche, in particolare quelle legate ai dazi americani, preoccupa l’Emilia Romagna, terra che fonda buona parte della propria ricchezza sulle esportazioni. “Per il solo mercato americano – ha sottolineato – il rischio è di oltre due milioni di euro di mancate esportazioni. Quando avvertivamo dei pericoli del sovranismo e dei nazionalismi, qualcuno ci accusava di agitare spauracchi. Oggi lo vediamo: il protezionismo significa muri, e i muri economici portano inevitabilmente a guerre commerciali e, talvolta, a conflitti veri e propri“.
Accanto alle minacce globali, il capogruppo Pd ha posto l’accento su un tema molto concreto per i cittadini: la tenuta dei redditi: “L’Emilia Romagna ha un tasso di disoccupazione migliore della media nazionale, ma non basta. Oggi la priorità è restituire potere d’acquisto ai lavoratori”. Secondo Calvano, persino i dipendenti pubblici, un tempo sinonimo di stabilità, “non hanno più quelle certezze che avevano una volta“. Colpa dell’aumento del costo della vita e di stipendi rimasti fermi, aggravati dagli effetti inflazionistici delle politiche protezionistiche.
La ricetta? Innovazione e produttività. “Investire in tecnologia è decisivo. Attorno al polo del supercalcolatore di Bologna possiamo costruire una nuova economia, capace di offrire lavori meglio retribuiti e più stabili”. L’Emilia Romagna come laboratorio di innovazione e l’Europa come orizzonte di cooperazione, dunque, secondo Calvano. E proprio qui, insiste il capogruppo, Ferrara deve saper fare la sua parte: “Se vogliamo che gli indicatori di sviluppo del nostro territorio raggiungano quelli del resto dell’Emilia Romagna, dobbiamo fare in modo che queste mura diventino ponte verso nuovi orizzonti“.
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