Il tribunale di Ferrara ha assolto – con rito abbreviato – un 42enne di nazionalità albanese, finito a processo con l’accusa di lesioni personali aggravate e violazione delle norme antinfortunistiche, perché in qualità di preposto – secondo la Procura di Ferrara – aveva avuto responsabilità nell’infortunio sul lavoro di un 53enne di nazionalità romena avvenuto all’interno del petrolchimico.
Il fatto risale al 20 luglio 2021. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, un uomo di 53 anni stava eseguendo lavori di manutenzione e lavaggio con una lancia a pompa ad alta pressione nel reparto GP27 del polo chimico. Durante l’intervento, a seguito di una caduta, perse il controllo dell’attrezzo che, a causa del malfunzionamento di un dispositivo di sicurezza, continuò a erogare un potente getto d’acqua anche dopo essere sfuggito alla presa dell’operatore.
Il violento getto d’acqua colpì il lavoratore alla coscia sinistra, in un punto non adeguatamente protetto dai dispositivi di protezione individuale. L’impatto raggiunse sia la vena che l’arteria femorale, provocando un grave shock emorragico che rese necessario il trasporto d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di Cona, dove l’uomo rimase ricoverato fino al 3 agosto 2021. A seguito dell’incidente, riportò un’inabilità temporanea di 190 giorni e un’invalidità permanente pari al 6%.
Nello specifico, al 42enne finito a giudizio, la Procura contestava la mancata vigilanza sull’applicazione della procedura aziendale relativa alla manutenzione di mezzi e attrezzature. Secondo gli inquirenti, infatti, non avrebbe segnalato il mancato funzionamento del dispositivo di sicurezza sulla lancia ad alta pressione, necessario per prevenire il rischio di un funzionamento incontrollato, come poi effettivamente avvenuto.
Gli veniva inoltre contestato il mancato rispettato delle indicazioni contenute sul permesso di lavoro e sulla check list per l’esecuzione delle operazioni di manutenzione e lavaggio con lancia a pompa ad alta pressione nel settore GP27 del petrolchimico relative all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale ad alta pressione.
A processo con lui c’era anche il datore di lavoro del 53enne infortunato, un uomo di 57 anni, accusato di aver messo a disposizione una lancia priva del necessario dispositivo di sicurezza per prevenire il rischio di un funzionamento incontrollato. Inoltre, secondo la Procura, avrebbe fornito al lavoratore dispositivi di protezione individuale non idonei a contrastare il rischio residuo legato all’uso dell’alta pressione, limitandosi a dotarlo di salopette, stivali, occhiali, guanti e tuta Tyvek, equipaggiamento adatto unicamente a proteggere da rischi minimi.
Entrambi – per l’accusa – non avevano quindi impedito che il 53enne svolgesse i lavori in quelle condizioni di mancata sicurezza. Il datore di lavoro ha chiuso la posizione in separato giudizio, mentre il preposto 42enne è stato assolto ieri (martedì 16 settembre). A difenderlo gli avvocati Filippo Maggi e Alessandra Alberti: “Siamo molto soddisfatti per la sentenza che ha accolto la prospettazione difensiva escludendo profili di responsabilità in capo al preposto, restituendogli la tranquillità che meritava”.
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