Cronaca
17 Settembre 2025
Accolta l'eccezione di nullità presentata dalla difesa di D'Auria che ha chiesto l'interrogatorio per l'ex patron. Stralciata la posizione di Miozzi che ha chiesto il patteggiamento

Crac Kleb Basket, tutto da rifare. L’inchiesta torna in Procura

di Davide Soattin | 4 min

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Colpo di scena nel procedimento sul fallimento del Kleb Basket, squadra di pallacanestro cittadina che – a marzo 2023 – fu costretta al ritiro dal campionato di Serie A2 a causa di gravi e irrimediabili difficoltà economiche. Il gup Andrea Migliorelli del tribunale di Ferrara infatti, durante la prima udienza preliminare del processo, ha disposto la restituzione degli atti alla pm Isabella Cavallari Procura di Ferrara, accogliendo l’eccezione di nullità circa la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla difesa dell’ex patron Francesco D’Auria.

La decisione è arrivata ieri (martedì 16 settembre) mattina, dopo che l’avvocato Matteo Murgo, difensore dell’amministratore delegato e presidente del cda del club biancazzurro dal 15 giugno 2018 al 23 settembre 2022, ha fatto notare come D’Auria, nonostante la richiesta avanzata – a causa di un cortocircuito di natura tecnico burocratica – non fosse mai stato ascoltato dagli inquirenti durante le indagini, chiedendo quindi che prossimamente venga sentito dalla Guardia di Finanza con l’obiettivo di fornire la propria versione dei fatti.

Sul punto, Murgo non ha dubbi: “Francesco D’Auria necessita di chiarire numerosi aspetti perché reputiamo che l’imputazione non sia corretta. Crediamo che l’interrogatorio a cui ci sottoporremo nei prossimi mesi possa tornare utile per evidenziare quello che è stato il comportamento del mio assistito. Parliamo di un imprenditore che credeva nel Kleb Basket e che, dopo la fine di quell’avventura, ha sofferto molto perché l’obiettivo che aveva era quello di riportare la pallacanestro ferrarese ad altissimi livelli“.

“Fino a quando ho ricoperto il ruolo di presidente, ho avuto tutto sotto controllo. E, forse, ho fatto più di quello che dovevo fare” è il commento post-udienza di D’Auria che, in questi anni, dopo il crac, ha anche scritto un libro sulla vicenda intitolato “D’Auria stoppato dalla giustizia italiana“.

La restituzione degli atti alla Procura riguarda anche le posizioni di Antonio D’Auria, fratello del patron, e Fabio Bulgarelli, amministratore unico della società dal 5 luglio 2012 al 15 giugno 2018. A difendere quest’ultimo è l’avvocato Alberto Bova, che ha accolto con favore la decisione del gup: “Sono contento che l’inchiesta torni indietro perché ciò permetterà a pm e giudice di valutare nuovamente la posizione del mio assistito alla luce dei documenti che ho presentato in precedenza, decidendo se archiviare o insistere col rinvio a giudizio”.

È stata stralciata invece la posizione di Marco Miozzi (avvocato Simone Zambelli), presidente del cda dal 23 settembre 2022 al 7 aprile 2023 e amministratore unico dal 7 aprile al 2 maggio 2023, che ha formulato richiesta di patteggiamento. Per lui, il processo tornerà in aula il 25 novembre.

Per i fratelli D’Auria, Miozzi e Bulgarelli, la Procura di Ferrara – lo ricordiamo – aveva inizialmente formulato una richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa – a vario titolo – di bancarotta semplice o fraudolenta.

Nei confronti di Francesco D’Auria, l’accusa è quella di aver provocato – con dolo o per effetto di operazioni dolose – la liquidazione giudiziale della società, omettendo sistematicamente il versamento di imposte e accumulando un debito di 2.624.116,35 euro nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, comprensivo di interessi e sanzioni ma al netto di aggi e delle spese, relativamente agli anni dal 2018 al 2022. Stessa identica accusa viene mossa a Fabio Bulgarelli che avrebbe accumulato un debito di 777.608,22 euro nell’intervallo di tempo che va dal 2014 al 2017.

D’Auria deve anche rispondere dei pagamenti che, a partire dal 30 giugno 2018 (quando la società già versava in stato di dissesto) fino alla liquidazione, avrebbe eseguito – a fronte di restituzione di mutui e piani di rientro – nei confronti di quattro istituti bancari (Cassa Padana, Intesa San Paolo, Bpm e Mps) allo scopo di favorirli in danno della par condicio creditorum, che stabilisce l’uguaglianza di trattamento dei creditori. Si parla di un importo complessivo pari a 306.518,95 euro.

L’ex presidente biancazzurro non avrebbe inoltre compilato il libro degli inventari, stessa contestazione che viene mossa a Marco Miozzi. Infine, la Procura di Ferrara accusa – in concorso tra loro – i fratelli D’Auria di aver distratto beni. Il riferimento è a una Toyota Yaris che Antonio D’Auria avrebbe utilizzato senza averne titolo.

Parte offesa è la liquidazione giudiziale della società Kleb Basket Ssd Arl.

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