Investito dall’auto dopo il primo giorno di scuola
Stava tornando a casa dopo il primo giorno di scuola, quando - per cause al vaglio degli inquirenti - un'automobile guidata da un operaio che stava andando al lavoro lo ha investito
Stava tornando a casa dopo il primo giorno di scuola, quando - per cause al vaglio degli inquirenti - un'automobile guidata da un operaio che stava andando al lavoro lo ha investito
Era stato arrestato a settembre 2022 dai carabinieri con l'accusa di aver messo a segno due furti con strappo a Pontelagoscuro, ai danni di donne in bicicletta. Lo scorso novembre, per uno di quegli episodi, era già arrivata una prima assoluzione, e ieri (lunedì 15 settembre) il tribunale di Ferrara ha confermato la stessa decisione anche per l'altro fatto
Un acceso alterco con una prostituta è degenerato in un'aggressione con rapina. È quanto accaduto nel pomeriggio del 23 luglio scorso in via Modena, nei pressi di un bar, dove i carabinieri della Stazione di Villanova sono intervenuti dopo la richiesta di aiuto di un giovane trentenne
Le Volanti della polizia di Stato della Questura di Ferrara hanno arrestato un uomo di 39 anni, gravemente indiziato del delitto di rapina impropria
Crescono di 123 unità le imprese giovanili dal 1° al 2° trimestre 2025. A questo dato si affianca quello dell’invecchiamento delle piccole imprese ferraresi e ravennati, che seguono il trend della popolazione delle due province. A giugno 2025, i titolari d'impresa con almeno 70 anni erano 4.843, pari al 13% del totale: erano 5.073 nel 2015 (11,4%)
di Riccardo Giori
Luigi Visentin colpisce all’istante per la naturalezza e la semplicità con cui parla dei suoi viaggi e delle sue imprese sportive. Nato in provincia di Padova 75 anni fa ma ferrarese da sempre, un passato lavorativo da impiegato di banca ora in pensione, nonostante il fisico asciutto e un’espressione rilassata e rassicurante, la vita di Luigi non è quella del classico pensionato, ma vanta un record di viaggi e imprese da far invidia anche ad uno sportivo professionista. Dalla passione per il paracadutismo che coltiva sin dai tempi del servizio di leva (che gli ha consentito di lanciarsi anche da quattromila metri di altezza) alla scalata sulle cime del Kilimangiaro, fino alla più grande delle sue passioni, quella per le camminate che lo ha portato a visitare più di mezzo mondo.
Visentin racconta di aver attraversato l’Africa, passando per Uganda e Rwanda nel 2017. Racconta di quando partendo da Ferrara ha raggiunto a piedi Gerusalemme nel 2013 o di quel lungo trekking in Papua Nuova Guinea.
E lo fa con la semplicità con cui racconteremmo della nostra settimana di ferie al mare. Impossibile non chiedergli come passi il suo tempo quando non è in cammino o attaccato al paracadute. “Cerco di trascorrerlo insieme alle mie due bellissime nipoti” dice senza esitazione confidando che, oltre a fare il nonno, nel tempo libero indossa anche un costume da clown visitando i reparti pediatrici degli ospedali.
Ma è quando arriviamo a parlare dell’ultima camminata che a Luigi si illuminano gli occhi e la voce si fa più emozionata: l’aver percorso il cammino di Santiago di Compostela accompagnando un amico non vedente e privo degli arti superiori, spalla a spalla per quaranta giorni e quasi mille chilometri a piedi. Quella è probabilmente una delle più grandi esperienze della sua vita. E non solo della sua.
Raffaele Cocco, classe 1953, è nato in provincia di Cagliari, perde la vista ed entrambi gli avambracci a causa di un incidente quando era poco meno che adolescente. Ma questo non gli ha impedito di avere una vita normale, di sposarsi, avere una famiglia e coltivare diverse passioni tra cui quella per le camminate, “nonostante la cecità è in grado di percorrere anche venti km al giorno” spiega Luigi.
Ma come si sono conosciuti e come è nata questa impresa? “Ho un amico di Ferrara con cui ci conosciamo da più di quarant’anni, che però alcuni anni fa ha deciso di trasferirsi in Sardegna” racconta. “Lì ha conosciuto Raffaele che un giorno gli ha confessato di sognare di fare il cammino di Santiago, non trovando però nessuno disposto ad accompagnarlo. Poiché io percorsi già quel cammino una quindicina di anni fa, il mio amico ha pensato subito a me e ci ha messo in contatto”.
Ma nonostante fosse un itinerario già conosciuto Luigi non si è convinto subito. “All’inizio ero scettico, ho pensato che non fosse una cosa possibile, ma poi l’idea ha continuato a girare per la testa, finché mi sono detto che quasi quasi, forse potrebbe essere fattibile. Così sono andato in Sardegna a conoscere Raffaele, e ho capito subito che era una persona eccezionale, con una grandissima determinazione e forza di volontà. Al contrario di me, lui sin dall’inizio non ha mai avuto nessun dubbio sulla riuscita di questa impresa”.
Visentin racconta che si sono incontrati all’aeroporto di Bergamo, e da lì è iniziato il loro viaggio insieme. Con un volo hanno raggiunto Bayonne in Francia, poi un treno che arriva fino all’inizio del cammino di Santiago a Saint Jean Pied de Port, sul versante francese dei Pirenei, è da quel punto che parte quello che viene chiamato il cammino di Santiago classico, il cammino francese.
“Io stavo davanti, e lui teneva quello che gli resta del braccio appoggiato alla mia spalla, quando il sentiero era particolarmente accidentato gli dovevo dire dove mettere i piedi poiché nelle sue condizioni anche un gradino di pochi centimetri può farlo cadere a terra. Il percorso sterrato era anche in buone condizioni, ma sono i tratti di montagna dove abbiamo avuto non poche difficoltà”.
Alla domanda su quali possono essere gli intoppi in un viaggio di questo tipo Luigi risponde che “ovviamente non è stato un viaggio facile tra il caldo, la fatica, nello scendere dai Pirenei ad esempio c’è un tratto molto ripido che è tutto roccioso, a scalini, pieno di grossi sassi. Lì abbiamo avuto grosse difficoltà anche perché è stato uno dei pochi giorni in cui abbiamo incontrato il maltempo. Abbiamo fatto quella discesa sotto la pioggia e con la grandine che ci cadeva in testa. Con il terreno completamente irregolare dovevo sempre dirgli dove mettere il piede ad ogni passo e non so come ma lui lo ha sempre messo nel punto giusto. Ancora non mi capacito di come abbiamo fatto, però siamo riusciti ad arrivare giù anche se bagnati fradici”.
Luigi confida che a volte era lui quello più in crisi di fronte alle avversità. “Raffaele invece ha sempre affrontato tutto con positività, mi diceva ‘va bene dai risolviamo tutti i problemi che riusciamo, finora ne abbiamo risolti tanti, vedrai che risolviamo anche questi’, era sempre molto determinato, molto deciso, aveva una volontà incredibile di arrivare, di fare questo cammino, nonostante anche i problemi anche fisici che abbiamo avuto durante il percorso”. Anche trovare posto negli ostelli tappa dopo tappa non era cosa facile, a differenza di quindici anni fa ora il cammino di Santiago è molto più frequentato, e viste le esigenze non potevano permettersi di dormire nei bivacchi o in posti di fortuna, e a volte se non si trovava posto ci si attaccava al telefono e nel caso tornare indietro di alcuni chilometri.
Luigi poi racconta che Raffaele non passava inosservato. La gente si accorgeva che era senza mani, senza avambracci, era la prima cosa che notava, poi guardando bene e capivano che era anche cieco perché si chiedevano perché l’altro lo accompagnasse stando sempre moto vicino, e questo suscitava una grande ammirazione nelle persone. “Ci dissero che si era sparsa la voce e che tutti sapevano di noi che stavamo facendo il cammino, lui cieco e senza mani e io che lo accompagnavo. La gente ci fermava, ci ripeteva che eravamo un grande esempio, che eravamo un’ispirazione, abbiamo incontrato persone da tutto il mondo che parlavano lingue diverse, Raffaele si meravigliava del fatto che ci fermassero e volessero una foto con noi, un ricordo di quell’incontro, non si rendeva conto dell’eccezionalità di quello che insieme stavamo facendo, per lui era una cosa normale”.
Di fronte a tante manifestazioni di ammirazione nei loro confronti “dopo un po’ ci ho fatto l’abitudine, ma all’inizio mi emozionavo, perché sì è vero che stavamo facendo una cosa molto particolare, però non mi sembrava una cosa così esagerata. Solo quando siamo arrivati alla fine ho compreso l’eccezionalità di quello che avevamo fatto. Il cammino termina proprio a Santiago, nella piazza della cattedrale di San Giacomo di Compostela. Quando l’abbiamo raggiunta la soddisfazione è stata enorme, ci siamo abbracciati, avevamo il magone per l’emozione. Più passa il tempo e più mi rendo conto che è stata una grossa impresa da parte di entrambi, anche se più da parte sua”.
Raggiunta la fine del cammino Luigi e Raffaele non si sono fermati. Ripartiti il giorno successivo hanno proseguito fino a Muxia e Finisterre, sull’oceano Atlantico, quello che una volta era chiamato “la fine della terra”, il punto più ad occidente dell’Europa continentale. Da lì con un autobus hanno fatto ritorno a Santiago, hanno preso un treno per Madrid e infine il volo per l’Italia, quarantaquattro giorno dopo essere partiti.
Come ci si sente dopo un’esperienza di questo tipo? “Sono contento di essermi messo alla prova, inizialmente la vedevo come una sfida. Dal punto di vista umano invece mi porto a casa il piacere di aver conosciuto meglio Raffaele, è una persona straordinaria”.
Secondo Visentin il fatto di aver avuto l’incidente e di aver trascorso quasi tutta la sua vita senza mani e senza occhi, ha reso Cocco una persona positiva e solare, perché “nonostante tutti i problemi che uno può avere, Raffaele ha dimostrato che si può continuare a vivere e apprezzare quello che la vita ti dà, e questo è stato un grande tesoro, la sua determinazione e la sua forza di volontà sono stati l’insegnamento più grande dimostrando che tutto è possibile”.
Altri viaggi insieme in programma? “Ne abbiamo parlato alcuni giorni, fa sono stato suo ospite in Sardegna. Abbiamo cenato insieme e parlato di tante cose che si potrebbero fare, ma dobbiamo vedere se sono realizzabili o meno. Ora sicuramente siamo più coscienti di tutti i problemi, i disagi e le difficoltà rispetto a quando siamo partiti per il cammino di Santiago, ma sicuramente faremo altre cose insieme. Raffaele è una persona molto gradevole, molto umana, stare quarantaquattro giorni insieme così o non ci si sopporta più oppure si diventa amici fraterni, e tra noi è nata una bellissima amicizia”.
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