Crescono di 123 unità le imprese giovanili dal 1° al 2° trimestre 2025. A questo dato si affianca quello dell’invecchiamento delle piccole imprese ferraresi e ravennati, che seguono il trend della popolazione delle due province. A giugno 2025, i titolari d’impresa con almeno 70 anni erano 4.843, pari al 13% del totale: erano 5.073 nel 2015 (11,4%). Una diminuzione di appena 230 unità (pari al -4,5%) in un decennio in cui invece l’intero universo delle imprese individuali si è ridotto di quasi 7mila unità. È quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara Ravenna sulla base dei dati Unioncamere-InfoCamere.
Il settore dove il fenomeno è più marcato è l’agricoltura: qui quasi un titolare su tre ha almeno 70 anni. Seguono la fornitura di energia e l’artigianato manifatturiero. In fondo alla classifica, i comparti più innovativi come Ict e consulenza. L’invecchiamento dei titolari riflette una doppia dinamica: da un lato il rallentamento del ricambio generazionale, dall’altro la resistenza – anche culturale – a cedere la guida dell’attività. Il dato – sottolinea la Camera di commercio – preoccupa soprattutto per le piccole imprese tradizionali, spesso familiari e radicate nel territorio, dove il passaggio di testimone è cruciale per garantirne la sopravvivenza.
“Il dato in crescita delle imprese giovanili ci conforta e ci sprona sempre di più nel nostro forte impegno nel sostenere le giovani generazioni, si deve allo stesso tempo prendere atto che la trasmissione d’impresa, a sostegno della quale la Giunta camerale destinerà, anche per il prossimo anno, nuove risorse finanziarie nell’ambito del Piano straordinario a sostegno dei Giovani, costituisce una fase naturale ma spesso critica della vita di un’impresa”. Così Giorgio Guberti, presidente della Camera di commercio di Ferrara Ravenna, che ha aggiunto: “La domanda non è più “Quando?”, ma “Come?”. In che modo, dunque, è possibile generare un passaggio tra generazioni di successo? Sicuramente grazie al talento dei singoli imprenditori, ma anche e soprattutto attraverso processi programmati e pianificati, come, ad esempio, la formazione manageriale, una nuova organizzazione del lavoro e la progettazione finanziaria dell’impresa. Il passaggio generazionale nelle imprese – ha proseguito il presidente della Camera di commercio – non è solo un processo obbligato da pianificare con largo anticipo, ma può rappresentare una grande opportunità strategica: le aziende ferraresi e ravennati che hanno affrontato un passaggio generazionale tra il 2013 e il 2024, infatti, hanno conseguito risultati economico-finanziari superiori alla media, con un differenziale positivo medio annuo di oltre il 7% nei ricavi”.
Del resto, lo sa bene la Camera di commercio, l’impresa non esaurisce i suoi effetti con i servizi che offre e con il profitto che ne trae: essa, e tutti i fenomeni che la riguardano, produce valore sociale. In un’epoca segnata da tensioni geopolitiche, instabilità economica e rapidi cambiamenti tecnologici, il passaggio generazionale assume una rilevanza ancora maggiore. Tale processo infatti, già di per sé delicato, si trova ora a confrontarsi con un panorama di incertezze che richiede nuove competenze e strategie innovative. Il passaggio d’impresa non è, dunque, più solo una questione di successione familiare, ma un motore di crescita, di innovazione e di coesione territoriale.
L’obiettivo della Camera di commercio sta proprio in questo: agire non solo sull‘imprenditore uscente e subentrante ma, soprattutto, sulle persone che gravitano intorno all’imprenditore e nelle quali egli ripone la propria fiducia, anche attraverso il modello del “workers buyout”, l’operazione di acquisto di una azienda realizzato dai dipendenti dell’impresa stessa. Saranno finanziate, in particolare, le azioni di affiancamento per gestire tutte le complessità – tecniche, burocratiche, legali, finanziarie ma anche psicologiche – connesse al passaggio generazionale, che vanno oltre quelle strettamente legate alla gestione del patrimonio e si inseriscono nel quadro più generale del wealth management. “Chi subentra non eredita solo un’azienda, ma responsabilità, relazioni, visione. Il passaggio generazionale – ha concluso Guberti – è uno dei momenti più delicati – e più potenti – nella vita di un’impresa. Non è solo un cambio di ruoli, ma una trasformazione profonda che tocca valori, strategie, identità. Oggi il contesto ci impone un cambiamento radicale, accelerato da transizioni tecnologiche, energetiche e culturali ed è qui che le nuove generazioni sono chiamate a fare la differenza portando nuovi modelli organizzativi ed una sensibilità diversa verso la sostenibilità, l’innovazione, il talento”.
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