Santa Maria Maddalena. Dal 1950 a oggi, 75 anni di servizi e affermazione nel panorama sanitario nazionale. Il consiglio comunale ha celebrato l’anniversario dalla fondazione della Casa di cura, nata da una visione di futuro di Francesco Pellegrini, chirurgo che scelse Santa Maria Maddalena per costruire un presidio sanitario.
“Il consiglio comunale – ha detto la sindaca Bononi – vuole testimoniare riconoscenza alla famiglia Pellegrini, a chi ha fondato e a chi ha fatto crescere questa realtà, portandola al ruolo di eccellenza che riveste. Richiamando la frase di Nelson Mandela che recita un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso, possiamo dire che la Casa di cura è la prova concreta di come un sogno, se sostenuto dalla volontà, possa diventare realtà e futuro”.
Bononi, inoltre, ha parlato di dialogo e collaborazione tra amministrazione comunale e Casa di cura: “Abbiamo affrontato insieme emergenze, programmato strategie di prevenzione, condiviso responsabilità con un unico obiettivo, il bene della comunità. Sappiamo di poter contare su un interlocutore attento, che ha a cuore i servizi, la salute e, più in generale, il benessere di chi si rivolge a questa struttura”.
Un excursus storico sulla clinica è stato pronunciato da Francesco Pellegrini, assessore alle Politiche sociali che ha ricordato il difficile contesto storico in cui l’ospedale nacque, l’aumento dei posti letto, dai 12 del 1950 agli attuali 120, gli ampliamenti, gli investimenti in tecnologie all’avanguardia e il passaggio del testimone, nel 1982 al professor Franco Pellegrini, chirurgo, che ne assunse la direzione, proseguendo in quella visione del padre di un centro di eccellenza che non perdesse mai di vista la missione delle origini, il prendersi cura delle persone.
E, infatti, l’intervento in sala del professor Franco Pellegrini non ha tralasciato il necessario aspetto umano da parte del medico verso il paziente. Ripercorrendo con la memoria dalla posa della prima pietra pietra, quando Franco Pellegrini aveva 12 anni, a oggi, le parole accorate del chirurgo sono state dense di ricordi e di come il professore abbia concepito il lavoro di medico: “Dobbiamo fare una carezza ai nostri pazienti, avvicinarci a loro e chiedere come stanno, non bastano le medicine, occorre vicinanza, comprensione”, in una parola umanità.
Franco Pellegrini, nel corso della cerimonia, ha consegnato una borsa di studio di duemila euro, da parte della Fondazione Pellegrini, a Elettra Vendemiati, una giovane concittadina laureata in medicina all’università di Roma Tor Vergata con 110/110 e lode. La tesi, selezionata dal comitato scientifico della fondazione Pellegrini presieduto da Gianni Tessari, presente alla cerimonia, è stato uno studio su biomarcatori infiammatori nell’ictus ischemico acuto cardioembolico: possibile impatto sull’outcome clinico e radiologico.
La sindaca Bononi si è congratulata con Elettra Vendemiati per l’eccellente carriera scolastica, augurandole di ispirarsi, nella professione di medico, a tutti quei valori che mettono al centro il benessere del paziente come persona.
L’amministrazione, in chiusura di cerimonia, ha donato alla famiglia Pellegrini un acquerello dell’artista polesano Alberto Cristini, raffigurante la Casa di cura.
Tra gli intervenuti della mattinata, Lisa Rigon, dirigente medico dell’ospedale di Rovigo in rappresentanza della direzione generale dell’Aulss 5, il presidente della Provincia Enrico Ferrarese, la consigliera regionale Laura Cestari, l’assessore regionale Cristiano Corazzari, l’onorevole Nadia Romeo e il senatore Bartolomeo Amidei.