L’avvio di quest’anno scolastico in Emilia Romagna ripropone lo stesso scenario di sempre. Una scuola pubblica in affanno e precaria, in continuo cambiamento e strapazzata, incapace di affrontare le criticità. Le scelte del Ministro e le dichiarazioni dell’Ufficio Scolastico Regionale che mettono in primo piano i numeri delle immissioni in ruolo di docenti e personale ATA non bastano a rassicurarci.
Anzi, quei numeri senza anima e senza una valutazione realistica rischiano di essere sterili comunicazioni. Peccato che, al di là dei numeri, molto lontani dalle necessità, si continui ad omettere ciò che davvero serve
sapere: il ricorso massiccio ai posti in deroga (e comunque insufficienti tanto che continuano a pervenire alla nostra attenzione tante criticità) dimostra che quelli assegnati dal Ministero non sono sufficienti a coprire il
fabbisogno reale delle scuole.
Gli organici di tutto il personale scolastico docenti e Ata sono inadeguati a supportare un’attività sempre più complessa e il precariato diffuso, stimato attorno al 30%, è la vera piaga che impedisce la continuità didattica e
reca instabilità.
Il numero complessivo degli studenti ad oggi non è noto (di certo oltre 500.000) ma certamente dovremo fare i conti con l’elevato numero degli alunni per classe (in specie alle superiori) e nei centri urbani. Il tema della
denatalità che tanto viene invocato, dovrebbe essere l’occasione per migliorare la qualità del nostro sistema scolastico e non l’occasione per fare tagli o addirittura razionalizzare o dimensionare le scuole.
Tempistiche non congrue a garantire procedure complesse, stratificate, farraginose propedeutiche al suono della campanella, raccontano delle tante, troppe criticità delle procedure di nomina, caratterizzate da ritardi,
rettifiche, mancanza di trasparenza e disagi enormi per il personale coinvolto tali da non garantire la certezza del diritto e l’avvio regolare della scuola come dimostrano le tante difficoltà riscontrate nei vari territori in queste ore.
Nei prossimi giorni le scuole dovranno affrontare nuove disposizioni calate dall’alto: dalle Nuove Indicazioni Nazionali per infanzia e primo ciclo alla riforma dell’esame di maturità, fino a regole centralizzate dal sapore
autoritario come il divieto generalizzato dello smartphone. Scelte che rischiano di comprimere spazi di libertà e di competenza delle scuole autonome e che non affrontano i nodi strutturali: organici insufficienti, classi sovraffollate, carenza di risorse, revisione degli ordinamenti.
Per noi l’avvio dell’anno scolastico non può ridursi a propaganda e numeri parziali. Serve invece una scuola fondata su risorse stabili, trasparenza nelle procedure e partecipazione reale di chi la scuola la vive ogni giorno.
All’inizio di questo nuovo anno scolastico rivolgiamo un pensiero a chi ogni giorno dà vita alla scuola: studentesse e studenti, insegnanti, personale ATA ed educativo, dirigenti scolastici. Personale scolastico che sopperisce, con la propria abnegazione, alle tante criticità che animano le nostre scuole e a cui si aggiunge anche la mancanza del rinnovo del contratto per le irrisorie risorse messe a disposizione dal governo. Senza
contratto non può esserci dignità.
La scuola è comunità, relazione, crescita. È il luogo in cui le nuove generazioni imparano a leggere il presente e a costruire il futuro, mentre chi ci lavora mette competenze e passione al servizio del bene comune.
In un tempo segnato da conflitti e tensioni, ribadiamo che la scuola della Costituzione ha anche il compito di educare alla convivenza, al dialogo, al rispetto reciproco e alla pace: valori che devono orientare non solo le
aule, ma l’intera società. Investire su riarmo dedicando il 5% del PIL significa togliere risorse alla scuola, alla sanità, allo stato sociale e minare le fondamenta della nostra democrazia.
Noi per questo saremo vigili e nei prossimi giorni avvieremo iniziative per contrastare questa pericolosa deriva. Buon anno scolastico a tutta la comunità educante che possa trarre la giusta determinazione per continuare a credere nel futuro democratico del nostro paese. I bambini e le bambine, i giovani e le giovani sono la pietra d’inciampo su cui investire.
Segreteria Flc Cgil Emilia Romagna
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