Gentile direttore.
Mario Sechi, dalle colonne di Libero, ha scritto che la “killing machine” di Israele “rende il mondo migliore”. Un’affermazione che non è solo scandalosa: è l’apologia di un genocidio.
Invece di denunciare i massacri di Gaza, Sechi li celebra come se fossero atti di giustizia. Così il giornalismo si trasforma in propaganda e la verità diventa manipolazione.
Parallelamente, il vicesindaco di Ferrara Alessandro Balboni ha sentito il dovere di scrivere che l’Occidente sta perdendo i propri valori per l’omicidio di Kirk, giovane attivista conservatore. Un discorso comprensibile sul piano umano, ma culturalmente insostenibile.
Perdere l’anima dell’Occidente non significa piangere un singolo assassinio — per quanto grave — ma accettare lo sterminio quotidiano di un popolo intero.
Ecco il paradosso: un giornalista che applaude la distruzione, un politico che piange la morte di un uomo ma ignora la tragedia di centinaia di migliaia di innocenti. Due narrazioni diverse, stesso risultato: rimuovere Gaza. L’Occidente non smarrisce i valori perché un attivista è stato ucciso. Li smarrisce quando accetta che bambini, donne e uomini vengano cancellati dalle bombe senza reagire. Li smarrisce quando i media trasformano il genocidio in “necessità militare” e la politica si concentra solo su episodi isolati.
La storia, però, ha una memoria più lunga delle cronache quotidiane. Alla lunga sedimenta e mette in luce le responsabilità tremende: lo sterminio degli indiani d’America, la cancellazione degli aborigeni in Australia, oggi i palestinesi di Gaza. Non siamo cambiati: continuiamo a chiamare “progresso” quello che in realtà è soltanto annientamento.
Con indignazione e vergogna.
Roberto Baldisserotto