Già condannato lo scorso luglio a un anno e quattro mesi per aver aggredito un minorenne in piazza Ariostea, un 23enne di nazionalità moldava è tornato nuovamente davanti al giudice del tribunale di Ferrara. Stavolta deve rispondere dell’accusa di tentata rapina ai danni di un uomo di 39 anni.
Secondo la Procura di Ferrara, il giovane – usando violenza e minacce – avrebbe cercato di impossessarsi del denaro della presunta vittima. L’episodio risale al 13 maggio 2023 e sarebbe avvenuto nei pressi dei portici dell’Istituto San Vincenzo, all’incrocio tra piazza Ariostea e via Fossato.
Stando alla ricostruzione accusatoria, il 23enne avrebbe spinto l’uomo in un luogo appartato, colpendolo poi con uno schiaffo in pieno volto. Quindi lo avrebbe minacciato dicendogli: “L’altra volta hai fatto lo s*****o, adesso fai il bravo e dammi i soldi“.
La rapina, tuttavia, non è andata a segno: nonostante lo spavento, infatti, il 39enne è riuscito a divincolarsi e a fuggire, denunciando subito l’accaduto alla polizia di Stato. Grazie al suo racconto, gli investigatori sono successivamente risaliti al presunto aggressore, che ora è finito alla sbarra.
Ieri (giovedì 11 settembre) il processo è stato rinviato per questioni tecniche e la prossima udienza preliminare è fissata per il 4 dicembre.
Come scritto poco più su, insieme a un coetaneo, il 23enne ha già rimediato una condanna in primo grado per lesioni personali aggravate ai danni di un 16enne ferrarese, pestato brutalmente – sempre in piazza Ariostea – a novembre 2021.
In quella circostanza, i due avrebbero agito assieme ad altri due ragazzi, per cui in parallelo è stato aperto un secondo fascicolo di inchiesta dalla Procura minorile del tribunale di Bologna, che all’epoca dei fatti avevano addirittura 13 e 14 anni.
Il fatto aveva destato molto clamore in città. A colpire l’opinione pubblica furono diversi aspetti: la giovane età della vittima, un minorenne la cui unica “colpa” era stata quella di chiedere una sigaretta a un gruppo di coetanei; la natura stessa dell’aggressione, compiuta da più bulli, tra cui lo stesso 23enne oggi imputato; e, infine, le pesanti conseguenze riportate dal ragazzo, tra cui la perforazione del timpano a causa dei colpi subiti e i traumi psicologici che ne seguirono.
Tutti elementi che, corroborati dalla testimonianza del ragazzino aggredito, esposta – come si legge nelle motivazioni – in “modo chiaro e preciso, oltre che confermata dai riscontri di natura documentale, tecnica e testimoniale“, avevano portato il giudice Giovanni Solinas a emettere sentenza di condanna per i due imputati.
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