Economia e Lavoro
2 Settembre 2025
Negli ultimi trent’anni (dal 1995) le famiglie italiane spendono di più per la tecnologia ed il tempo libero, in flessione sono invece cibo, tessili ed energia”

Confcommercio: “Serve una visione di sviluppo”

di Redazione | 2 min

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Negli ultimi trent’anni (dal 1995) le famiglie italiane spendono di più per la tecnologia ed il tempo libero, in flessione sono invece cibo, tessili ed energia”: Marco Amelio, presidente provinciale di Confcommercio Ferrara, riprende in sintesi i dati dell’ultima indagine dell’Ufficio Studi nazionale di Confcommercio, già al centro nei giorni scorsi dell’intervento del presidente Carlo Sangalli che aveva chiesto alle istituzioni un clima di maggiore “fiducia e meno tasse”.

“Richieste assolutamente condivisibili – prosegue Amelio –. Dal 1995 ad oggi siamo in una situazione sempre più complessa che ha visto un picco solo nel 2007. Nella nostra regione si registrano piccoli segnali di ripresa, anche rispetto al 2024, ma in una provincia come la nostra, dove si sommano un inverno demografico e una forte incertezza, serve un’azione congiunta e più decisa tra pubblico e privato. Bisogna sostenere i consumi anche nei comparti più tradizionali, oggi più penalizzati. E’ fondamentale prendere atto del cambiamento strutturale nelle abitudini di spesa: meno alimentari e abbigliamento, più tecnologia, benessere e tempo libero. Anche a Ferrara registriamo una domanda crescente orientata alla qualità, all’esperienza, alla sostenibilità”.

In questo scenario, “i settori tradizionali del commercio continuano ad avere un ruolo importante, ma vanno integrati in un ecosistema economico più ampio, che punti su innovazione, digitalizzazione, servizi alla persona e rigenerazione urbana. Serve una visione di sviluppo che metta in relazione il commercio di prossimità con il turismo, la cultura, la mobilità, la logistica e il recupero degli spazi urbani, creando valore diffuso e nuove opportunità per le imprese e per i cittadini. Confcommercio Ferrara continuerà a essere al fianco degli operatori e delle istituzioni, per accompagnare questo processo di transizione economica e sociale con spirito costruttivo, visione strategica e attenzione concreta ai bisogni del territorio.” considera Amelio.

E’ Davide Urban, direttore generale dell’Associazione, a sottolineare alcuni numeri dell’indagine: “Dal 1995 si sono letteralmente modificate in modo significativo le abitudini di consumo: si pensi ad un incremento del quasi +3mila% per le spese legate a tecnologia e telefonia, ed ancora le spese per il tempo libero e ricreativo lievitate al +120%. Calano alimentari e bevande e nonostante il comparto di ristorazione rialzi la testa non è ancora tornato ai livelli pre pandemici. In flessione anche l’abbigliamento (0,5%) e le spese energetiche – nonostante l’aumento dei prezzi – ma quest’ultime per una più oculata gestione dell’efficienza energetica da parte delle stesse famiglie. Un quadro che denota come si modificato radicalmente “il paniere” dei consumi per gli italiani e servano correttivi concreti sul piano fiscale” conclude Urban.
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