Attualità
1 Settembre 2025
Il contrasto è netto tra cittadini che "boicottano" e l'entusiasmo dei visitatori da fuori. In questa edizione spettacoli di qualità ma format da rivedere

Buskers. “La magia è morta”: i ferraresi dicono flop

di Elena Coatti | 3 min

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Gelatai che si vedono respingere i clienti abituali ai varchi, esercenti costretti ad abbassare i prezzi per competere con i food truck e bancarellisti di Corso Porta Reno che confessano incassi da 30 euro a sera. L'altro volto della festa, che pare sia piaciuta più ai turisti che ai ferraresi, è fatto di malcontento e perdite economiche, tanto che qualcuno giura: "A queste condizioni non torneremo più"

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Da una parte i sorrisi dei turisti che passeggiano in centro storico armati di smartphone, dall’altra il sospiro malinconico di chi ricorda i tempi in cui il Buskers Festival riempiva le strade “a fiume”, senza varchi né ticket. L’edizione 2025, con la formula a perimetro chiuso e biglietto d’ingresso, divide: c’è chi difende la scelta e chi parla apertamente di “fine di un’epoca”.

Non sono mancati momenti di tensione ai check point. Diversi volontari (quelli con la t-shirt gialla) si sono ritrovati a dover discutere più volte con cittadini infuriati attraverso il telo oscurante delle transenne, che limitavano il perimetro del festival. Lo staff irremovibile, anche di fronte all’anziano furibondo che protesta: “Io abito in centro, non è possibile che debba scegliere tra pagare il biglietto per raggiungere casa mia o fare un giro lunghissimo per arrivarci. Con questo caldo voglio solo tornare a casa”. Niente da fare, le regole sono regole.

Scene che hanno reso ancora più palpabile la spaccatura tra chi vive la città e chi la attraversa come turista. Anche se pure qualche gitante non ha apprezzato le transenne: “brutte da vedere” qualcuno ha commentato, oppure “una pessima immagine per una città bella come Ferrara”.

In effetti, all’interno del perimetro, anche a detta degli esercenti, di ferraresi se ne sono visti pochi. Sono soprattutto visitatori da fuori: tedeschi, olandesi, francesi, spagnoli e poi dalla Toscana, dal Veneto o dal bolognese. Questi apprezzano la formula e giustificano il biglietto d’ingresso: “Gli spettacoli valgono, la selezione degli artisti è di alto livello”, dice una famiglia fiorentina.

Ben diversa è l’impressione dei ferraresi. In molti, intervistati fuori dalle transenne, dicono di aver “boicottato” l’evento: “Non c’è più la magia di una volta”, dice una signora in via Garibaldi mentre un ragazzo afferma che “oggi regna solo una certa tristezza nel vedere i Buskers ridotti così”. Qualcun altro bolla l’edizione come un “flop annunciato”, altri parlano apertamente di “formula sbagliata”. C’è poi chi insiste su un punto di principio: “Il Buskers Festival è sinonimo di libertà, recintare il centro, obbligare al ticket e controllare gli artisti con turni precisi significa snaturare l’essenza stessa della manifestazione”.

Anche qualche artista non è troppo entusiasta dell’organizzazione, sebbene nessuno di loro si sia esposto. Una fra queste racconta di essere al suo secondo Buskers dopo un debutto 19 anni fa: “Una bella differenza. Però avevo chiesto esplicitamente all’organizzazione di essere posizionata in una via raccolta e meno rumorosa, per consentire il pieno svolgimento del mio spettacolo. Invece mi ritrovo tra due musicisti che mi sovrastano e devo aspettare che finiscano per poter proseguire”. La riduzione del perimetro del festival ha infatti portato diversi artisti a sovrapporsi, con effetti devastanti per chi non ha la forza del volume.

Il bilancio di artisti e fruitori è netto: all’entusiasmo dei turisti fa da contraltare lo scetticismo dei ferraresi, che rimpiangono il Buskers aperto, spontaneo e travolgente di tanti anni fa. Oggi le transenne separano non solo le vie del centro, ma anche le opinioni di chi il festival lo vive: da un lato visitatori soddisfatti, dall’altro una città che lo percepisce come un flop.

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