Dopo le recenti dichiarazioni del presidente di Confagricoltura Ferrara, Paolo Cavalcoli, che ha chiesto pubblicamente la sterilizzazione dei lupi per contenerne la diffusione, non si è fatta attendere la risposta di Riccardo Gennari, guida naturalistica da oltre quarant’anni, divulgatore ambientale e portavoce di Wolf Group Italia, l’associazione che da anni monitora sul campo la presenza del lupo nel Ferrarese.
Con Gennari avevamo già affrontato una riflessione sulla presenza del predatore nel territorio e, anche questa volta, mette i fatti al centro della discussione, criticando “l’intento allarmistico e scientificamente infondato” di certe affermazioni. Ricorda che presto, con l’Amministrazione comunale e in particolare con il vicesindaco Alessandro Balboni, si discuterà di un progetto che potrebbe finalmente fornire risposte concrete sulla presenza del lupo. Si tratta della convenzione con il Comune di Ferrara e l’Università, che, tra gli obiettivi di Gennari, punta a dare vita a un vero e proprio “Sportello Lupo” per supportare cittadini, allevatori e non solo.
Il comunicato di Cavalcoli, invece, presenta alcune inesattezze secondo Gennari: “Il primo insediamento del nucleo di lupi di Campotto è avvenuto nel 2020 come pure il video girato nella golena del torrente Idice dal cacciatore, si riferisce al 2020”. Tornando al tema della sterilizzazione, come hanno ribadito anche Leal ed Europa Verde, la proposta ventilata da Cavalcoli per contenere la popolazione dei lupi, per Gennari non solo è inefficace e costosa per le tasche dei cittadini, ma andrebbe a snaturare completamente la struttura sociale dell’animale, basata su nuclei familiari complessi.
“La sterilizzazione – spiega il portavoce di Wolf Group Italia – romperebbe gli equilibri del branco, generando individui disorientati, con comportamenti potenzialmente problematici. È un approccio che la comunità scientifica non ha mai preso in considerazione per i grandi predatori”. Gennari sottolinea poi che la regolazione naturale della popolazione avviene già in autonomia, in base a fattori come disponibilità di cibo, spazio e competizione interna. “Quando le risorse si riducono, il numero dei lupi diminuisce. È una dinamica che vale da sempre”, aggiunge.
Ma al centro della posizione di Wolf Group c’è una contestazione forte al concetto stesso di “emergenza lupo”. “Non abbiamo numeri precisi, perché i lupi non rispettano i confini amministrativi e si muovo continuamente, ma stimiamo tra 5 e 10 branchi nella provincia. Tuttavia, nessun dato oggettivo giustifica un allarme, a maggior ragione se non se ne possiedono”, afferma Gennari.
“Non serve a nulla spaventare i cittadini e gettare benzina su un dibattito già troppo ideologico – sostiene Gennari -. Il lupo si può incontrare anche in contesti urbani, ma questo non lo rende automaticamente un pericolo. In tutta Italia non si registrano aggressioni all’uomo da oltre un secolo”. La strada giusta? La stipula della convenzione con il Comune e l’Ateneo, secondo Gennari: “Creare strumenti concreti, accessibili e affidabili attraverso un piano strutturato di monitoraggio, formazione e consulenza, dove chiunque possa rivolgersi per risolvere dubbi o problemi legati alla presenza del lupo. Un modello esportabile anche in altre realtà”.
Gennari ribadisce poi che il lupo era presente nel Ferrarese fino al ‘900, prima di essere eliminato con la distruzione degli habitat e la persecuzione diretta. “Oggi sta semplicemente tornando a casa sua – afferma -. La Pianura padana, un tempo coperta da foreste e zone umide, è oggi un paesaggio profondamente trasformato, dove il lupo riesce comunque a portare equilibrio, eliminando specie invasive come le nutrie”.
In un’area così antropizzata, aggiunge, non è realistico pensare di lasciar fare tutto alla natura. “L’intervento umano serve, ma non nel senso della repressione: servono studio, prevenzione, monitoraggio e collaborazione tra tutte le realtà coinvolte”. E Gennari conclude: “Non vogliamo negare che possano esserci criticità. Ma queste vanno affrontate con competenza e strumenti adeguati, non con slogan o soluzioni improvvisate. Esistono esempi virtuosi come il Parco d’Abruzzo, le Foreste casentinesi, dove la presenza del lupo coesiste con agricoltura e pastorizia. Non più paura, ma consapevolezza”.
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