di Tommaso Vissoli
Nella chiesa ortodossa via Cosmè Tura, a Ferrara, la comunità ucraina continua a riunirsi in preghiera, tra speranze di pace e piccoli gesti di solidarietà. In un momento in cui le trattative internazionali sembrano incerte, abbiamo intervistato il sacerdote della chiesa greco-cattolica ucraina Vasyl Verbitskyy per capire come si vive questo periodo delicato, tra il dolore della guerra e la forza della fede.
Padre, come giudica la situazione attuale in Ucraina dal punto di vista geopolitico? Si percepisce un cambiamento, una speranza concreta nelle trattative in corso?
“Sono un sacerdote e parlare di politica non è il mio ruolo. Ma come popolo cristiano ucraino speriamo in un cambiamento buono e duraturo. Preghiamo costantemente per la pace e per la nostra madre patria. La nostra speranza è nella giustizia e nella riconciliazione di un popolo che merita il meglio.”
Che tipo di aiuti – materiali, umanitari o spirituali – continuano ad arrivare dall’Italia e dall’estero alla vostra comunità o ai vostri contatti in Ucraina?
“Continuiamo a spedire farmaci (antidolorifici come oki, tachipirina, ibuprofene e similari ma anche materiali di primo soccorso come garze, bende, cerotti, disinfettanti), cibo a lunga conservazione (pasta, sughi, biscotti, latte, scatolame, zucchero) per gli ospedali e per i centri di accoglienza, in particolare nella zona ovest dell’Ucraina, a Levriv e Cernyshiv. Ogni mese, in base a quello che riusciamo a raccogliere proviamo a fornire il nostro aiuto. Non posso dire se siano sufficienti, ma cerchiamo di fare il possibile per sostenere i nostri connazionali. Collaboriamo anche con il banco farmaceutico: lo scorso febbraio abbiamo partecipato alla raccolta di farmaci a Ferrara.”
Cosa spera, da uomo di fede ma anche da cittadino ucraino, per il futuro del suo Paese? C’è ancora fiducia in una pace duratura?
“Speriamo in una pace giusta, responsabile. In questo momento stiamo vivendo un’iniziativa importante: una preghiera di 24 ore per la pace. È iniziata oggi alle 2:30 del pomeriggio e terminerà domani. Sono invitati tutti i cittadini e i parrocchiani. Questa sera verrà anche l’arcivescovo di Ferrara, nella chiesa di San Giovanni Battista in via Montebello. I bambini reciteranno il rosario con lui. Cominceremo con la Messa e la comunione. La nostra speranza è nel Signore, che ci accompagni e ci aiuti.”
Come stanno vivendo queste settimane i fedeli della comunità ucraina qui in parrocchia? Ci sono momenti di preghiera o iniziative particolari per sostenere chi è in difficoltà?
“Non ci sono iniziative straordinarie, ma continuiamo a vivere con fede la vita della parrocchia. Preghiamo insieme, facciamo incontri con i bambini, e quest’estate abbiamo organizzato anche un campo estivo. La normalità, in fondo, è già un modo per resistere e sperare.”
In che modo la comunità italiana può essere ancora vicina a voi? Cosa si può fare concretamente, oggi, per non far sentire soli gli ucraini, sia qui che in patria?
“Abbiamo bisogno dell’amicizia. E devo già dire grazie: tante persone ci stanno vicino, ci sostengono, ci ascoltano. È un gesto grande. I cittadini di Ferrara ci aiutano e comprendono la nostra situazione. Voglio ringraziare tutti, in particolare i nostri vicini. La gratitudine è la nostra risposta e il modo migliore per sentire la comunità italiana vicina a noi.”
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