L’Ausl garantisce la massima collaborazione agli inquirenti “al fine di chiarire ogni aspetto della vicenda” e non conferma provvedimenti nei confronti delle due dottoresse indagate in merito alle morti sospette all’ospedale di Argenta.
“L’Azienda – scrivono in una nota -, anch’essa parte lesa nella vicenda, ha interesse che emerga tutta la verità sui fatti e che ogni responsabilità venga accertata, per la massima tutela dei pazienti e dei loro famigliari“.
L’inchiesta si è allargata mercoledì 20 agosto quando è arrivata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati anche di due dottoresse del reparto di Lungodegenza Post-Acuzie Riabilitativa Geriatrica con la duplice contestazione – a vario titolo – di falso in atto pubblico e interruzione di pubblico servizio.
Oltre a loro, tra gli indagati, anche l’infermiere 44enne Matteo Nocera, oggi in carcere, sotto indagine per omicidio volontario aggravato, maltrattamenti aggravati, falso in atto pubblico ed esercizio abusivo della professione.
“L’inchiesta – scrive l’Ausl – si è aperta, a suo tempo, proprio a seguito di una segnalazione inviata in Procura dalla Direzione aziendale, che in ogni fase ha sempre garantito la massima collaborazione agli inquirenti, al fine di chiarire ogni aspetto della vicenda”.
Nocera è nel carcere di Ravenna dopo che i gip dei tribunali di Ferrara e Ravenna hanno concordato nel riconoscere i pericoli di reiteramento del reato e di inquinamento probatorio da parte dell’infermiere.
Al momento, i gravi indizi di colpevolezza attribuiti all’infermiere riguardano la sola morte dell’83enne Antonio Rivola, avvenuta lo scorso 5 settembre. La pm Barbara Cavallo, che coordina le indagini, lo accusa di aver somministrato all’anziano, senza alcuna finalità terapeutica (perché finalità terapeutiche non le ha), un farmaco, l’Esmeron, un miorilassante che solitamente si utilizza solo per favorire l’intubazione in casi di anestesia generale e va accompagnato dalla respirazione artificiale. In caso contrario, può essere letale perché chi lo assume non è in grado di respirare naturalmente
L’infermiere risulta inoltre tuttora indagato anche per la morte della 90enne Floriana Veronesi e per i maltrattamenti aggravati nei confronti di un’altra cinquantina di pazienti ricoverati all’ospedale di Argenta tra il settembre e l’ottobre di un anno fa. Per la Procura avrebbe dato in maniera abituale agli anziani ricoverati benzodiazepine e sedativi, come Midazolam, Haldol e Naloxone (quest’ultimo peraltro scaduto, ndr), in assenza di prescrizioni mediche ufficiali da parte dei medici di turno.
Oggi, assieme a Nocera, sono sotto la lente degli inquirenti anche due dottoresse. A entrambe viene contestato il falso in atto pubblico, mentre solo a una delle due – in concorso con l’infermiere – anche l’interruzione di pubblico servizio. La prima accusa riguarderebbe l’aver fatto ‘da scudo’ a Nocera, dal momento che – per la Procura – avrebbero compilato falsamente le cartelle cliniche di alcuni pazienti, omettendo – in alcune circostanze – di annotare fatti rilevanti. La seconda invece sarebbe relativa a un episodio in cui l’infermiere, mentre era di turno, avrebbe lasciato il reparto – su richiesta di una delle due dottoresse indagate – per andare a casa dell’anziana madre di quest’ultima e curarla.
L’infermiere indagato è difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli, mentre le famiglie delle persone individuate come vittime sono assistite dalla società di risarcimento danni Giesse.
Le indagini della Procura di Ferrara proseguono comunque a tutto campo, come confermato alcune settimane fa dalla pm Barbara Cavallo, titolare del fascicolo. Gli accertamenti riguardano non solo la presenza di altre presunte persone offese, ma anche l’ipotetico utilizzo di altri farmaci. Parallelamente, si stanno svolgendo verifiche anche sul titolo di studio di Matteo Nocera: l’infermiere infatti, secondo gli inquirenti, avrebbe conseguito la laurea in Romania, dopo aver lavorato in precedenza come operatore socio-sanitario.
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