Lettere al Direttore
22 Agosto 2025

“La memoria è una cicatrice che guida il futuro”

di Redazione | 3 min
Gentile direttore,
oggi parliamo di memoria.
Non della memoria come archivio lontano e polveroso, ma come cicatrice viva, un segno inciso nel tempo stesso della vita, che ci ammonisce: “Attenzione, lì hai sbagliato. Non tornarci.”
E se vi dicessi che anche le nostre cellule sanno di errori passati e conservano ferite come avvertimenti? La scienziata Daniela Lucangeli ha mostrato come le cellule mantengano cicatrici epigenetiche — tracce che sopravvivono ai continui ricambi cellulari e parlano alle generazioni future. Prima di morire, ogni cellula lascia alla successiva non solo segnali vitali, ma anche le marcature del dolore: è un messaggio per il futuro, come una madre che avverte i figli: “non andare di là, lì c’è pericolo, lì ti faresti ancora male.”
Così funziona anche la memoria storica.
Le guerre, le stragi, le dittature non sono soltanto pagine nei libri; sono ferite che diventano bussole. Anche se il tempo rinnova i volti e le generazioni, i segni restano, perché sono lì a ricordarci la via sbagliata.
Ed è per questo che, a nostro avviso, le dichiarazioni rese dal Sindaco di Ferrara — quando ha parlato di cittadini che avrebbero “oltrepassato il limite” accostando la memoria dei martiri del fascismo al ricordo dei palestinesi uccisi oggi, e quando ha annunciato l’intenzione di rivolgersi al Prefetto — meritano una ferma critica politica.
Non spetta a noi giudicare la persona, ma come cittadini e come rappresentanti democratici non possiamo non osservare che simili affermazioni, a nostro parere, rischiano di oltrepassare il ruolo istituzionale. Il compito di un Sindaco, secondo la Costituzione, è quello di garantire le libertà dei cittadini, non di porre limiti preventivi al loro esercizio.
Invocare l’intervento del Prefetto, in assenza di concreti motivi di ordine pubblico, appare come un gesto che può avere l’effetto di intimorire chi manifesta pacificamente. E questo, secondo noi, non rafforza la memoria, ma la indebolisce. La memoria non va usata come strumento di divisione, bensì come linguaggio universale di coesione e di solidarietà.
Per questo, ribadiamo: chi ha davvero “oltrepassato il limite” non è stato il cittadino che ha manifestato pacificamente, ma chi ha rischiato di piegare il proprio ruolo istituzionale a un giudizio politico. Non lo diciamo per offendere, ma perché crediamo fermamente che il rispetto della Costituzione venga prima di tutto.
Cittadine e cittadini,
la memoria è il nostro sistema immunitario collettivo. È ciò che ci impedisce di cadere di nuovo nelle stesse trappole. Non è debolezza, è forza. Non è nostalgia, è futuro.
Accostare i palestinesi di oggi ai martiri del fascismo non significa confondere le storie, ma dare voce alla stessa lezione: la disumanizzazione dell’altro porta sempre al massacro. E se ieri era vero a Ferrara, oggi è vero a Gaza.
Non abbiate paura delle cicatrici, personali o collettive. Esse non sono ferite aperte, ma sentinelle del futuro. Se sapremo ascoltarle, eviteremo i fallimenti più gravi della storia.
La libertà, la pace, la giustizia non nascono dall’oblio, ma dalla capacità di trasformare il dolore in saggezza.
Ricordiamo, dunque. Perché ricordare è l’atto più rivoluzionario, umano e necessario che ci sia.
Roberto Baldisserotto
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