di Ranieri Varese*
Come molti ferraresi ho letto con grande attenzione l’intervista che Giorgio Cozzolino, direttore dei ‘Musei Nazionali di Ferrara’ ha rilasciato ad inizio del suo mandato. A molti la scelta di questo accorpamento, nel 2023, era sembrata ‘incolta’ perché invece di privilegiare competenze e caratteristiche omogenizzava amministrativamente situazioni e realtà molto diverse e spesso incompatibili. Ad esempio la raccolta di ceramica attica del Museo Nazionale Archeologico quali punti di contatto può avere con le pale di Garofalo della Pinacoteca?
Il dato positivo è omogeneità di comportamenti nei confronti dei visitatori, di attività didattica, di promozioni, di opzioni di spesa. Sta al nuovo responsabile fare emergere le utilità sommerse in una opzione perlomeno discutibile. Il prestigioso curriculum che segna una lunga carriera fa bene sperare.
Molti sono i problemi che dovrà affrontare. Giustamente è stato detto che i musei non sono una azienda. Devono far parte primaria della gestione le ‘intenzioni’ che li hanno originati, la loro articolata storia; le opere raccolte obbligano a considerazione corrispondente, diversa per ognuna delle sedi. E’ necessaria una ragionata esaltazione delle singole diversità, e su queste costruire progetti e proposte per il futuro.
Preoccupa, ma giustifica la concisione dell’intervista, l’affermazione “Al lavoro per rafforzare l’identità rinascimentale”.
Ferrara sconta dagli anni dell’unità d’Italia il peso di una scelta monoculturale che ha privilegiato il vicariato estense e ha cancellato periodi antecedenti e successivi. Questi esistono e le realtà museali raggruppate consentono aperture e recuperi. La monumentalità dei contenitori non deve fare dimenticare le distinzioni. E’ il momento del recupero di opere e storia?
Sono ancora attuali e non risolti molti dei problemi che indicava il Convegno Musei a Ferrara. Problemi e prospettive, organizzato nel novembre 2011, il nuovo direttore certamente conosce gli atti. Mi provo a richiamare, senza scala di priorità, alcuni temi. A Ferrara esistono musei civici, universitari, della curia: il rapporto pare obbligato. Potrebbe essere l’occasione per costruire un sistema che unisca, in concordia, istituzioni diverse con tutti i vantaggi ipotizzati per Musei Nazionali a Ferrara. A Modena ha funzionato.
Molte sono le associazioni che si occupano del tema ‘cultura-musei’: cito solo quelle maggiormente collegate come la Ferrariae Decus, gli Amici dei Musei, il Gruppo Archeologico, Italia Nostra: il confronto pare necessario.
L’Università non si limita alla gestione dei musei di sua competenza; gli insegnamenti presenti nei Dipartimenti potrebbero essere coinvolti e suggerire progetti di ricerca e analisi come quelle, auspicabili sul grado di agibilità dei contenitori, sul collezionismo, sullo studio delle opere, sul variare degli allestimenti, su gli interventi della politica. E’ recente la distruzione da parte della Amministrazione Comunale dell’allestimento Barbantini della Palazzina di Marfisa.
Anche se non è compito specifico non è possibile dimenticare il rapporto con il territorio che comprende non solo un interagire ma anche la costruzione del pubblico dei visitatori.
Molto altro si potrebbe aggiungere, credo che gli esempi citati diano il senso di una situazione complessa, di questioni non semplici, della opportunità di aperture verso le altre istituzioni. Al termine della intervista l’architetto Cozzolino ha dichiarato ‘non voglio fare promesse’; si riferiva alla apertura di Casa Minerbi. Accogliamo in senso allargato l’auspicio ad un ‘fare’ del quale molto vi è necessità unito a quella ‘visione in più’ del quale si sente la colpevole mancanza. Si unisce un vivo augurio di buon lavoro.
*Storico dell’arte
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