A Ferrara si è oltrepassato il limite. Stavolta lo diciamo noi! Noi cittadine e cittadini, rappresentanti delle istituzioni e rappresentanti politici del Movimento 5 Stelle che non ci rassegniamo all’esibizione muscolare di un Sindaco che si permette di invocare il Prefetto, peraltro sulla base di una sollecitazione della neonata Associazione Italia-Israele Scaligero Estense.
Il Sindaco che ha snobbato per anni ogni celebrazione dei martiri della Resistenza, che ha tollerato il parcheggio del trenino dei turisti davanti alla lapide dei caduti nell’eccidio del Castello, ora ne scopre improvvisamente la drammatica testimonianza e si erge in difesa del rispetto “dei luoghi simbolo della storia della nostra città”. Una storia, Sindaco, che ha troppe tristi lapidi di caduti per la giustizia abbandonate all’incuria e all’oblio in primo luogo delle istituzioni, una città che sotto la sua amministrazione ha visto un tentativo di intitolare una strada ad Italo Balbo, squadrista della prima ora e quadrumviro della marcia su Roma.
Nel momento in cui i referenti di Ferrara per la Palestina e la Rete per la pace osano accostare la foto di un martire palestinese, il giornalista di Anas Al Sharif assassinato nell’esercizio del proprio lavoro per Al Jazeera, il Sindaco si risveglia dal torpore e si ricorda dei martiri nostrani affermando che <<questo non è diritto di manifestare, questa è totale mancanza di rispetto verso i luoghi simbolo della storia della nostra città. Ora chiederò al Prefetto di intervenire>>.
Lo scandalo di questo accostamento, secondo il Sindaco, gli permetterebbe di travalicare la propria funzione che da Statuto comunale gli assegna questa unica – per quanto importante – funzione: “il Sindaco è l’organo titolare della direzione amministrativa e di governo dell’ente”, funzione per la quale nella seduta di insediamento, presta giuramento di osservare lealmente la Costituzione italiana, come previsto dall’art.11 del TUEL.
La stessa Costituzione che all’art.21 tutela il diritto “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” – anche una foto – dunque!
Non vogliamo qui entrare nel merito della discussione sull’opportunità di accostare vittime di violenze di diverse epoche storiche, disquisizione che lasciamo agli storici di casa nostra ma di certo non rientra tra i compiti di un Sindaco stabilire i termini del diritto di manifestare, nè valutare eventuali “limiti oltrepassati”, tanto meno invocare l’intervento del Prefetto in assenza di motivi concreti di ordine pubblico;
Le manifestazioni dei ProPal, più o meno condivisibili, insieme a quelle della Rete per la Pace di Ferrara, così come la nostra del M5S insieme alla parlamentare Stefania Ascari, hanno sempre avuto lo stesso tema: schierarsi a favore del popolo palestinese vittima di occupazione del proprio territorio e di sterminio esplicitamente dichiarato dal Governo di Israele, il cui Premier non a caso è stato dichiarato criminale di guerra. Chiedere lo stop ai rapporti militari e commerciali con Israele e il cessate il fuoco immediato per consentire la sopravvivenza del popolo palestinese e la fine, attraverso la strada diplomatica, della guerra di occupazione di Israele.
Tutte le manifestazioni in questione si sono svolte pacificamente, senza arrecare danni a chicchessia, nè alla memoria di quanti persero la vita proprio per affermare il diritto alla libertà e alla giustizia, quella stesse condizioni che Israele nega e ha sempre negato al popolo palestinese.
Questi i fatti! E questa la Costituzione che tutela espressamente la libertà di riunione e di manifestazione del pensiero (artt. 17,19 e 21) insieme alla giurisprudenza costituzionale e amministrativa (Corte Costit., sent. n. 1/1957; Cons. Stato, sez. VI, sent. n. 2541/2018; Corte EDU, Handyside c. Regno Unito 1976) la quale stabilisce che eventuali limitazioni siano ammissibili “solo in presenza di pericolo concreto e attuale per l’ordine pubblico e che la libertà di espressione includa anche forme simboliche che possano urtare o disturbare”.
Pertanto la presunta “strumentalizzazione” della memoria storica rientra nel legittimo ambito del dibattito politico e culturale e non costituisce fattispecie giuridica idonea a giustificare interventi inibitori da nessuna parte politica meno che mai da parte di un Sindaco, che per definizione rappresenta tutta la cittadinanza, ovvero anche quella che ha opinione diverse dalla sua.
Marzia Marchi capogruppo M5S in Consiglio Comunale
Paride Guidetti Coordinatore provinciale M5S
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