Politica
21 Agosto 2025
La consigliera comunale di Copparo Angela Cenacchi (Pd) interviene in dissenso rispetto al suo compagno di partito e consigliere comunale a Comacchio Michele Farinelli

Buskers. “Difendiamo la cultura come luogo di incontro, non di scontro”

di Redazione | 4 min

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di Angela Cenacchi*

Nei giorni scorsi è stato diffuso pubblicamente il comunicato stampa del consigliere comunale e segretario del Partito Democratico di Comacchio, Farinelli. Condivido con lui il ruolo di consigliere comunale, lui a Comacchio, io a Copparo, ma con lui non condivido affatto le dichiarazioni rese pubbliche, caratterizzate da toni violenti e sprezzanti nei confronti del Festival Internazionale del Musicista di Strada, meglio conosciuto come Buskers Festival.

Non si tratta semplicemente di considerazioni, legittime e sempre benvenute nel dibattito pubblico, ma di un vero e proprio attacco carico di disprezzo, sarcasmo e delegittimazione gratuita verso chi lavora, con passione e tra mille difficoltà, per mantenere viva un’esperienza culturale che ha segnato profondamente il nostro territorio e che ha reso Ferrara e Comacchio famose in Italia e nel mondo.

Le parole sono importanti: non posso che esprimere seria preoccupazione per il linguaggio utilizzato, che non solo mina il rispetto dovuto a chi si impegna per organizzare eventi culturali, ma rischia di alimentare un clima d’odio e di polarizzazione che nulla ha a che vedere con il ruolo di chi ricopre incarichi pubblici. Chi amministra e rappresenta i cittadini ha il dovere di misurare le parole, perché esse costruiscono o distruggono il tessuto civile della nostra società.

Usare infatti espressioni come “ridicolo”, “baraccone”, “circo di plastica” per parlare di cultura e per attaccare un intero progetto è non solo ingiusto, ma profondamente pericoloso. Tanto più se queste parole provengono da un segretario di partito, che dovrebbe avere a cuore il valore della cultura come strumento di crescita collettiva.

Il Buskers Festival è molto di più di quello che Farinelli dipinge nel suo sproloquio, a tratti delirante: è un presidio culturale, un’occasione di apertura, un momento di aggregazione e scoperta.

Parlo anche a titolo personale perché come insegnante di scuola primaria ho partecipato in prima persona al Buskers Festival con i miei alunni e alunne, condividendo progetti di lettura nel 2024 con il progetto “Lettori in carretto”, e quest’anno con un laboratorio musicale con percussioni africane “Djembe-ta il luogo dei tamburi”, coinvolgendo diverse classi delle scuole primarie di Copparo e Tamara.
Ho visto negli occhi dei bambini e delle bambine la meraviglia dell’incontro con la musica, con l’arte, con la strada come spazio vivo e pulsante di bellezza, condivisione e libertà. Pertanto, credo di parlare con cognizione di causa: il valore del Festival non è solo estetico, ma profondamente educativo.

Attaccare il Buskers Festival significa colpire inoltre tutte le realtà, scuole, volontari, artisti, educatori e famiglie che partecipano e rendono viva questa esperienza. È come sparare sulla Croce Rossa. Dietro al festival ci sono persone come Stefano Bottoni, primo ideatore dell’evento, e sua figlia Rebecca Bottoni, anima organizzativa, che non a cuor leggero hanno dovuto richiedere un contributo economico per l’accesso al festival. L’alternativa sarebbe stata la chiusura definitiva.

Inoltre, parliamo di un evento che genera un’importante ricaduta economica e sociale sul territorio: durante il festival, oltre 2000 ragazzi hanno avuto la loro prima esperienza lavorativa, un dato straordinario se pensiamo a quanto sia difficile oggi offrire opportunità reali di inserimento per i più giovani.
Il festival sostiene anche un indotto significativo: fornitori locali come grafici, tipografi, hotel, catering per gli artisti e tanti altri professionisti lavorano grazie a questa manifestazione. Questo significa che il valore prodotto va ben oltre l’intrattenimento: parliamo di economia, di occupazione, di dignità del lavoro.
 E, non dimentichiamolo, tutto ciò accade in un periodo dell’anno difficile come la fine di agosto, quando la stagione turistica è ormai in calo. Il Buskers Festival rappresenta quindi anche una strategia intelligente di destagionalizzazione e rilancio territoriale.

Anziché interrogarsi sulle ragioni di scelte difficili e aprire un dibattito costruttivo, anche e soprattutto nelle sedi politiche, il consigliere Farinelli si limita a una sterile critica, che nulla propone e molto divide.
Mi auguro che polarizzazioni di questo tipo cedano il passo al confronto autentico, al rispetto delle differenze e alla ricerca di soluzioni condivise. Questo è, e deve restare, il senso profondo di un festival culturale: la capacità di generare connessioni, aprire menti, costruire comunità.

A chi fa politica dico che abbiamo il dovere di costruire ponti, non fratture.
 A chi fa cultura, dico: non scoraggiatevi perché ogni nota suonata per strada, ogni sguardo che si accende davanti a uno spettacolo, è la migliore risposta a chi semina divisione e svilimento.
Credo che la cultura sia un bene comune, non un bersaglio, impegniamoci tutte e tutti per sostenerla.

*Maestra Scuola primaria di Copparo e Consigliera Comunale di Copparo (Pd)

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