Portomaggiore. Investimento Fri-El, arriva la risposta del Comune di Portomaggiore alle critiche e ai dubbi dell’opposizione.
E arriva tramite Enrico Belletti, assessore alla Promozione del Territorio, Innovazione e tecnologica, secondo il quale “si sta facendo molta confusione sul mondo dell’agricoltura”.
Secondo Belletti serve partire dal concetto che il settore agricolo negli ultimi trent’anni è cambiato radicalmente nella sua struttura “e questo, pur non essendone particolarmente felice, è una realtà incontrovertibile. Le piccole aziende sono ormai sparite perchè inglobate da altre più forti economicamente e perchè appare evidente che i passaggi generazionali siano sempre più una rarità”.
“I motivi – prosegue – sono, ormai, arcinoti: riduzione costante della redditività, complicazioni burocratiche, incertezze legate al clima e quindi alla produzione. Solo per ultimo l’opportunità, drogata da un concetto selvaggio di green deel, di cedere terreni agricoli a cifre spropositate per la loro trasformazione in campi agri-voltaici favorisce la dismissione di aree produttive”.
Tornando al punto, “si storce il naso se una grande azienda intende prevedere investimenti importanti sul territorio a favore anche dei propri futuri dipendenti, considerando questo come una sorta di favoreggiamento all’immigrazione e un contributo all’assopimento del tessuto sociale del nostro paese”.
Sul punto l’assessore sottolinea che “si dà per scontato che la manodopera agricola debba essere necessariamente straniera, anche se i dati effettivamente, restituiscono una presenza importante di lavoratori di origine non italiana”. Ma occorre anche “chiedersi il perchè e la risposta non può essere solo per i bassi salari, che all’interno di una azienda agricola in regola così bassi non sono, anche se, ovviamente devono essere parametrati alla competenza e all’esperienza del lavoratore”.
Ed è cambiato anche il modo di fare agricoltura: “le colture estensive non hanno praticamente bisogno di manodopera esterna rispetto a quella familiare. Sono sufficienti gli attuali tecnologici mezzi agricoli ed un singolo agricoltore è in grado di fare quasi tutto in autonomia”.
Belletti aggiunge anche il fatto che “ci troviamo, inoltre, di fronte ad una crisi epocale del settore frutticolo con una riduzione di circa il 50% della superficie coltivata nella provincia di Ferrara negli ultimi dieci anni. Di conseguenza quel tipo di manodopera non serve quasi più”.
“Prima ancora, quindi, di cercare di comprendere il futuro – conclude – occorrerebbe provare ad interpretare il passato ed il percorso (anche sociologico) fatto fino ad oggi che ha portato alla drastica riduzione della presenza degli italiani nella manodopera agricola evitando di colpevolizzare indirettamente i produttori, che, immagino, sarebbero ben felici di avere alle proprie dipendenze propri connazionali”.
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