Scomparsa la giovane Melisa Popa: ricerche in corso
La Prefettura di Ferrara ha diffuso l’allerta per la scomparsa di Melisa Popa, ragazza di 17 anni, classe 2008, che nel pomeriggio di sabato 9 agosto si è allontanata da una comunità del territorio
La Prefettura di Ferrara ha diffuso l’allerta per la scomparsa di Melisa Popa, ragazza di 17 anni, classe 2008, che nel pomeriggio di sabato 9 agosto si è allontanata da una comunità del territorio
Ferrara piange la scomparsa di Carmen Capatti, nata a Massa Fiscaglia il 14 luglio 1929, figura centrale della straordinaria stagione di cambiamenti sociali e politici che, nella seconda metà del Novecento, riscrisse la storia della provincia estense
I negozianti e le realtà associative di Pontelagoscuro si sono resi disponibili a raccogliere le firme della petizione volta a sancire un patto tra le istituzioni per dare un aiuto ai cittadini preoccupati di “essere stati abbandonati e dimenticati”
Teresa Fregola, docente della scuola secondaria di primo grado di Casumaro, domenica 3 agosto alla 49esima edizione del Campionato della Bugia di Le Piastre (PT) è stata premiata con la "Laurea honoris causa di Bugiarda"
La Giunta regionale ha dato il via libera alla disciplina per l’accesso di animali d’affezione di proprietà nelle strutture e servizi residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili
Il caldo non ha fermato la memoria. Nella mattinata di lunedì 11 agosto, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, e delle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma si è celebrato il ricordo dei due eccidi fascisti della Certosa dell’agosto del 1944, rappresaglia dopo l’uccisione del maresciallo di Pubblica Sicurezza, Mario Villani.
Tersilio Sivieri, Guido Droghetti, Amleto Piccoli, Gaetano Bini, Guido Fillini, Romeo Bighi e Renato Squarzanti furono i martiri della notte dell’11 agosto. Poi, Donato Cazzato e Mario Zanella, uccisi il 20 agosto. Mario Bisi, morto sotto tortura in Questura: un suicidio, dicevano i fascisti, mentre era in manette. I loro nomi riecheggiano nelle parole dell’assessore del Comune di Ferrara Stefano Vita Finzi Zalman.
“Erano uomini che avevano il coraggio di lottare per un’idea, e di resistere all’oppressione di un regime che soffocava ogni voce di libertà: furono assassinati per ciò che erano, liberi pensatori, antifascisti che credevano in un’Italia diversa”, così l’assessore nel suo discorso. “Questi eventi ci insegnano che il male è frutto di un’ideologia che divide e spinge all’odio e alla violenza: il nostro compito è quello di vigilare costantemente. La memoria di questi martiri è, infatti, un faro che deve guidarci quotidianamente, per difendere i valori che i martiri hanno onorato con il sacrificio della vita: la giustizia, la dignità del lavoro, il coraggio della verità, la democrazia, pilastri su cui si fonda la nostra Repubblica”.
In seguito, Antonella Guarnieri, referente per il Museo del Risorgimento e della Resistenza, ha sviluppato una riflessione incentrata sulla cultura. “Queste persone sono il simbolo di una città viva, che lottava unendo diverse forze politiche, in cerca di un’alternativa al regime: vale a dire, una società più dialettica e civile, attraverso il tema della cultura”, che si ricollega anche alla società odierna. “Queste persone”, prosegue Guarnieri, “avevano compreso l’importanza di possedere una cultura, e così noi oggi dovremmo ritrovare il valore dell’umanesimo, che si trova alla base di una società migliore, di confronto e di dialogo, che ci aiuti a comprendere le diversità dell’altro. Sono morti anche per questo: come ha aiutato loro ad avere un mondo migliore, il valore della cultura può essere un aiuto anche per noi, per costruire un mondo di pace”.
In chiusura della cerimonia, Nicolò Govoni, ricercatore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, ha letto alcuni passi di un’importante testimonianza dell’eccidio: quella del cappellano delle carceri don Lelio Calessi, che incontrò i condannati e assistette alla strage. “Quella larva di processo notturno era un semplice pretesto per conferire una parvenza di legalità ad una condanna. Sentivo orrore della società: del regime”, così si legge nelle pagine del cappellano. Per poi concludere: “C’è da augurarsi che questi efferati delitti che disonorano l’umanità vengano puniti anche in questa vita, per il trionfo della verità e della giustizia”.
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