di Tommaso Piacentini
I commercianti e le realtà associative di Pontelagoscuro si sono resi disponibili a raccogliere le firme della petizione – dal titolo “Un patto per la rinascita di Pontelagoscuro”- proposta dal Comitato Vivere insieme Pontelagoscuro, volta a sancire un patto tra le istituzioni per dare un aiuto concreto ai cittadini preoccupati di “essere stati abbandonati e dimenticati”.
Questo senso di abbandono è confermato, oltre che dai residenti, dai proprietari dei vari esercizi commerciali, molti dei quali hanno denunciato diversi e ripetuti furti, intensificatisi soprattutto negli ultimi anni: “Io ho subito due furti, mi hanno rubato l’incasso e il portafoglio – ha dichiarato Francesca, proprietaria di una cartolibreria -. La prima volta 500 euro la seconda più di 3mila. Vengono nei periodi di Natale o nel periodo di vendita dei libri scolastici, sono bravi nel loro lavoro. Con la petizione vogliamo che le istituzioni mettano al centro il problema”.
Un problema che è sentito soprattutto da chi risiede da più tempo nel paese e rimpiange un passato di spensieratezza: “La sicurezza non c’è più – sono le parole di Loreta Rampolini, presidente del Centro sociale Il Quadrifoglio -. Noi eravamo abituati a dieci anni fa, un paese in cui si stava bene e non c’erano problemi. Adesso si sono formate delle bande, di giovani e poi di persone che, in piazza, tirano fuori il coltello”.
Il risultato: “Le persone anziane non escono più alla sera – ha confermato Rampolini – Il Comitato è andato dal Prefetto che si è preso carico di controllare la zona con le forze dell’ordine: i carabinieri passano di più, ma passano alle 19 e questi vengono alla notte”.
È proprio un gruppo di anziani, presente al centro sociale, a lamentare l’inerzia delle forze dell’ordine: “Questo è diventato il far west: io vado al cimitero tutte le mattine, i carabinieri li vedo passare 3/4 volte al giorno, ma ormai con i telefonini si contattano (i malviventi ndr) e si spostano – ha dichiarato uno di loro -. I carabinieri vengono in macchina, fanno un giro e poi vanno via. Sono andato un paio di volte (alla Stazione dei Carabinieri del paese, ndr) , ma penso che non ci andrò più a fare delle denunce, perché è come strizzarsi il limone negli occhi”.
C’è poi il problema dello spaccio di sostanze stupefacenti, che si intensifica sotto i portici della piazza Bruno Buozzi: “Spacciano qui davanti – sono le parole di Paola Vendemiati, proprietaria di un salumificio in questa zona -. I controlli non sono stati intensificati, io non vedo nessuno. Girano alle 10 del mattino e basta. Sai quante volte li chiamo perché spacciano qui davanti?”.
“L’estate scorsa è entrata una ragazza – è la testimonianza di Vendemiati -, mi ha chiesto di farle un panino ma rimaneva vicino all’entrata. ‘Io ti aspetto qua’ mi ha detto. Mi ha chiesto quanto costasse il sale, poi si è avvicinata alla cassa e mi ha portato via tutto. Tutto l’incasso, tutti i miei soldi, i miei documenti, il mio bancomat, il mio pos, tutto e di più. Uscita di qua è andata a fare la spesa all’Ipercoop. Mi ha portato via più di mille euro”.
“Al momento noi non abbiamo avuto nessun tipo di problema, però alla notte si vedono girare delle facce …” ha dichiarato Marco Buzzolani, proprietario di un panificio vicino alla piazza. Buzzolani ha evidenziato un altro dei problemi che i residenti, tramite la petizione, vogliono portare all’attenzione dell’Amministrazione: quello del degrado urbano. “Si lasciano un po’ le cose in giro, non parliamo dei bidoni perché buttano tutto come capita. Davanti all’asilo, lanciano le siringhe dentro le siepi. La situazione è degradata negli ultimi anni, noi siamo qui da 28 anni e una volta era tutta un’altra cosa, ma penso che sia così un po’ in tutti i posti”.
Secondo il parroco di Pontelagoscuro, don Luciano Domeneghetti, non va fatta di tutta l’erba un fascio: “Il sentore generale è un po’ di preoccupazione e di paura perché si sono evidenziate alcune situazioni di disagio. È chiaro che ci sono molti aspetti buoni di Ponte: c’è una comunità molto attiva, che ci tiene a fare le cose insieme, le persone cercano di essere molto unite”.
“Di positivo c’è che nelle ultime settimane la comunità ha cercato di creare dei momenti in cui ci si possa confrontare dentro queste problematiche, cercando di trovare delle soluzioni anche in accordo con le istituzioni – ha proseguito il parroco -. Di solito si toccano gli aspetti che non vanno, ma è giusto poter dire che c’è tanto buono che deve essere coltivato e portato avanti”.
“È una realtà che ha un tessuto sociale molto complesso – non nasconde don Domeneghetti – , con la presenza forte di diverse etnie: la mediazione culturale non è sempre facile e molte volte non è tanto un fatto che sia l’italiano che non riesce, ma le diverse etnie tante volte non riescono ad avere una mediazione, un problema integrativo. La parrocchia ci mette del suo, con quello che riesce a fare. È un lavoro di collaborazione che ci deve essere sul territorio tra le varie realtà”.
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