L’Inps ha recentemente pubblicato l’Osservatorio sulle ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) nel 1° semestre 2025. Nei primi 6 mesi del 2025 in Emilia-Romagna sono state autorizzate 33,8 mln di ore di CIG (Cigo – Cigs – Cigd), in aumento del 20,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 e del 102% rispetto al 2023. A Ferrara l’aumento è in proporzione maggiore (+37,7%) con il monte ore che passa da 2.338.422 ore del 2024 a 3.221.098 ore.
Nel 2025 si registra dunque un trend di crescita rispetto ai dati, già molto elevati del 2024: nei primi 6 mesi dell’anno in Emilia-Romagna sono state autorizzate più ore di cassa integrazione che nell’intero 2022. A livello nazionale invece sono state autorizzate 305,5 mln di ore di CIG, in aumento del 21,8% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Nello specifico, nel 1° semestre 2025 in Emilia-Romagna sono state autorizzate:
• 20.853.530 ore di Cigo (cassa ordinaria), in aumento rispetto alle 18.670.604 del 2024 (+11,7%);
• 12.942.386 ore di Cigs (cassa straordinaria), in aumento rispetto alle 9.376.408 del 2024 (+38%).
“Non si ferma – commenta Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia Romagna – la corsa della cassa integrazione. Il campanello d’allarme per il Governo dovrebbe essere già suonato, ma si continua a fare finta di niente: a livello nazionale negli ultimi negli ultimi 28 mesi abbiamo registrato 27 mesi di calo della produzione industriale. L’ultimo rapporto ISTAT riferisce a maggio di un calo della produzione industriale dello 0,7% rispetto ad aprile. Dati che per alcuni settori manifatturieri sono semplicemente drammatici: fabbricazione dei mezzi di trasporto (-5,6%), farmaceutico (-5,2%), chimico (-4%), tessile e abbigliamento (-3,4%)”.
“Il Governo continua a nascondersi nella sua propaganda e non vuole guardare in faccia la realtà: aumenta la cassa integrazione, cala la produzione industriale, aumentano le crisi aziendali. La crisi della manifattura dovrebbe essere al centro dell’agenda politica: servono strumenti concreti per affrontare le crisi e politiche industriali in grado di governare la transizione ecologica e tecnologica. Una crisi che colpisce un modello produttivo precario e frammentato: a pagare conseguenze durissime sono anche le lavoratrici e i lavoratori occupati nelle filiere e lungo le catene di appalti e subappalti. In quei contesti sono particolarmente a rischio diritti e retribuzioni, condizioni di vita e di lavoro, a partire dalla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il Governo si occupa invece di provare ad aumentare la precarietà: dopo aver cercato nelle scorse settimane di rendere più difficile per chi lavora la richiesta di arretrati e differenze retributive, proprio ieri come CGIL abbiamo sventato il tentativo di prorogare fino a 48 mesi la possibilità di utilizzare contratti di somministrazione a tempo determinato”.
“I dati regionali – prosegue l’analisi di Bussandri – sono allo stesso modo preoccupanti. L’ultimo rapporto di Unioncamere Emilia-Romagna mette in evidenza per il primo trimestre 2025 un calo del 3,2% della produzione industriale regionale e la sofferenza in particolare di alcuni settori strategici per la nostra regione (moda, meccanica, automotive, ecc). Anche a livello regionale serve un cambio di passo per affrontare le cause della crisi della manifattura e per governare la giusta transizione, mettendo al centro la qualità del lavoro. Ci aspettiamo dalla Regione una spinta determinata in questa direzione, a partire dalla discussione per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima”.
DATI TERRITORIALI (CIGO-CIGS-CIGD) – Periodo gennaio-giugno 2025:
Bologna: 7.781.026 ore, rispetto alle 6.763.486 ore del 2024 (+15%)
Ferrara: 3.221.098 ore, rispetto alle 2.338.422 ore del 2024 (+37,7%)
Forlì-Cesena: 2.295.098 ore, rispetto alle 1.570.224 ore del 2024 (+46,2%%)
Modena: 7.652.108 ore, rispetto alle 5.295.160 ore del 2024 (+44,5%)
Parma: 950.484 ore, rispetto alle 983.343 ore del 2024 (-3,3%)
Piacenza: 801.838 ore, rispetto alle 512.827 ore del 2024 (+56,4%)
Ravenna: 1.741.516 ore, rispetto alle 1.466.315 ore del 2024 (+18,8%)
Reggio Emilia: 6.197.208 ore, rispetto alle 5.382.499 ore del 2024 (15,1%)
Rimini: 3.144.540 ore, rispetto alle 3.734.805 ore del 2024 (-15,5%)
DATI SETTORIALI (CIGO-CIGS-CIGD) – Periodo gennaio-giugno 2025:
Pelli cuoio e calzature: 1.098.620 ore, +32% rispetto al 2024 e +822% rispetto al 2023
Attività meccaniche: 22.748.658 ore, +31% rispetto al 2024 e +189% rispetto al 2023
Lavorazione minerali non metalliferi: 2.994.376 ore, +12% rispetto al 2024, +1,5% rispetto al 2023.
Industrie dell’abbigliamento: 1.367.374 ore, +4% rispetto al 2024 e +65% rispetto al 2023
Legno: 541.560 ore, +58% rispetto al 2024 e -10% rispetto al 2023
Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche: 1.301.860 ore, -15% rispetto al 2024 e +52% rispetto al 2023.
Industrie alimentari: 775.964 ore, -10% rispetto al 2024 e +192% rispetto al 2023
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